Roma, 29 gennaio – La Cgil aprirà da subito una fase di assemblee in tutti i luoghi di lavoro per informare i lavoratori sui contenuti dell’accordo separato sul modello contrattuale e sui motivi del proprio dissenso e chiederà ai lavoratori di esprimere il proprio parere con un voto. E’ una delle proposte lanciate dal segretario generale Guglielmo Epifani al direttivo della Cgil. Parte dunque una campagna di informazione capillare, che coinvolgerà anche i pensionati e in senso più ampio i cittadini, di consultazione dei lavoratori pubblici e privati e di mobilitazioni, oltre che sui temi della crisi e sulle risposte che ad essa sta predisponendo il governo, sulla questione dell’accordo separato.
Fra le iniziative in calendario, che culmineranno con una grande manifestazione nazionale a Roma il 4 aprile, ci sono lo sciopero del 13 febbraio di Fiom e Fp, la manifestazione dei pensionati a Roma il 5 marzo, uno sciopero dei settori della scuola a fine marzo e due iniziative di mobilitazione in Puglia e in Sicilia sul Mezzogiorno e un pacchetto di 4 ore di sciopero a disposizione delle strutture territoriali. “Saremo propositivi, non siamo una forza che dice solo no – ha detto Epifani – chiederemo ai lavoratori, pubblici e privati, di esprimersi su documenti articolati che spieghino le nostre ragioni e le nostre proposte, che sono quelle contenute dalla piattaforma unitaria”.
Epifani ha osservato come l’informazione, in particolare sulla vicenda dell’accordo separato, abbia mirato in molti casi a rappresentare pregiudizialmente la Cgil come un’organizzazione conservatrice. “Non si discute mai del merito delle questioni – ha detto – mai se i contenuti dell’accordo sono giusti o sbagliati, se la Cgil abbia torto o ragione a dire, per esempio, che il nuovo modello strutturalmente non consentirà mai il recupero dell’inflazione nella contrattazione di primo livello e se questo sia un bene o un male per i lavoratori’’. Gli stessi soggetti firmatari dell’accordo, ha detto il segretario, “spesso non dicono la verità sui contenuti”. In ogni caso, ha sottolineato Epifani, “non può venir meno per la Cgil il principio della consultazione democratica del lavoratori soprattutto se in discussione sono le nuove regole delle relazioni industriali”.
Il segretario della Cgil ha ribadito i punti più critici dell’accordo cioè, oltre al mancato recupero dell’inflazione, la derogabilità dei contratti nazionali consentita senza limiti e il principio secondo cui il diritto a promuovere gli scioperi spetterebbe solo al sindacato più rappresentativo. “Il governo – ha detto- ha giocato un ruolo determinante per far precipitare la situazione accelerando la firma dell’accordo separato durante la riunione convocata sui temi della crisi, con l’intento di arrivare alla rottura sindacale. E’ incredibile che un ministro definisca la Cgil ‘ nemica’ senza che nessuno nel governo si indigni: è una dichiarazioni troppo pesante se espresso da chi è investito da responsabilità pubblica ed è assurdo che a fronte di questo, con un rovesciamento di logica, siamo noi ad essere accusati di troppa ideologia’’. Quanto a Confindustria, “forse ha visto dei benefici immediati in questa impostazione ma non capisce che non può reggere un rapporto sulle regole se manca uno dei pilastri della rappresentanza. In molte aree e aziende quell’accordo sarà inapplicabile”.
Epifani ha quindi sottolineato positivamente le valutazioni espresse da Carlo Azeglio Ciampi e da Pierre Carniti, cioè “i due massimi teorici, uno in ruolo istituzionale, l’altro da teorico delle politiche concertative, dei processi di concertazione degli ultimi 25 anni”. Sulle regole, concordano. Non è possibile fare accordi separati. A proposito della crisi Epifani ha ribadito l’allarme per il ritardo e l’esiguità di risorse con cui il governo si sta muovendo. “La crisi dilagherà e il governo non sta facendo nulla. Non c’è alcuna certezza sull’ampliamento degli ammortizzatori sociali e c’è anche il rischio che risorse siano stornate da altri voci, come quella del piano casa a favore degli sfrattai, in una inaccettabile guerra fra poveri”. Preoccupazione è stata espressa anche per gli interventi sull’auto. “Servirebbero almeno 2 miliardi se si vogliono adottare incentivi di 1.000-1500 euro per singolo acquisto”. Se non si interverrà a favore dei settori industriali in crisi questi sentiranno anche il contraccolpo della concorrenza degli analoghi settori degli altri paesi sui quali i rispettivi governi stanno intervenendo. “La crisi si affronta con un’idea e con risorse adeguate o da crisi si uscirà con sistema industriale indebolito”, ha detto Epifani. Ma contemporaneamente alle imprese va chiesto di non chiudere stabilimenti, non licenziare, non delocalizzare gli impianti.