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Epifani: taglio delle tasse subito ma si parta dai redditi bassi
di Ufficio Stampa CGIL Siena | Gennaio 11, 2010
In un’intervista al quotidiano ‘Il Mattino’ il Segretario Generale della CGIL interviene sull’ipotesi di una riforma fiscale
11/01/2010
La riforma del fisco? «Non vorrei che fosse il solito specchietto per le allodole». Guglielmo Epifani, leader della CGIL, boccia il piano del governo per tagliare le tasse. «Ci sono due cose che non mi tornano – spiega nell’intervista al «Mattino» – La prima, è che abbiamo bisogno di avere risposte sulla riduzione delle imposte rapidamente. Vorrei ricordare a Tremonti che dal ’94 ad oggi i lavoratori hanno continuato pagare sempre più tasse. Non vorrei che questa ipotesi della doppia aliquota, con l’avvio di una fase di studio e di consultazione per una grande riforma, non sia in realtà il tentativo, neanche tanto nascosto, di lasciar passare altri tre anni, senza ridurre di un euro le tasse. Per poi arrivare a nuove elezioni continuando a parlare di tagli. Se questo è davvero il governo del fare, allora cominci davvero a fare le cose e non solo a prometterle».
Scusi, però in questo caso c’è una proposta precisa: realizzare un sistema con due aliquote. La convince?
«No. Perché hanno un difetto. Mentre quella più bassa resta uguale, quella più alta scende di 12 punti. Invece, il percorso da seguire è diametralmente opposto: occorre ridurre quella più bassa e mantenere il principio costituzionale della progressività delle tasse. Ma poi, il tema di fondo è un altro…».
Quale?
«Il motivo che deve ispirare la riforma è la riduzione delle imposte sulle pensioni e sul lavoro, aumentando il prelievo sulle altre forme di reddito. Cominciando, infine, una battaglia più incisiva contro l’evasione fiscale che a me risulta essere in ascesa».
E, allora, cosa farete?
«Oggi, con una lettera ufficiale al governo, apriremo una vera e propria vertenza sul fisco, con una mobilitazione e una serie di iniziative. I dati sono inequivocabili. L’economia è arretrata di 5 punti e tutte le imposte sono calate ad eccezione dell’IRPEF, che è quella che pesa su dipendenti e pensionati. Secondo i nostri calcoli, al netto dei dipendenti licenziati o finiti in Cassa integrazione, l’aumento dei salari di fatto è stato dell’1,9%, mentre l’inflazione è aumentata dello 0,8%. Si potrebbe pensare che i lavoratori hanno guadagnato quasi un punto di reddito. In realtà, il meccanismo del drenaggio fiscale, ha fatto sì che metà dell’aumento dei salari, sia andato al fisco. Risultato: il potere di acquisto in generale si è ridotto. Se il meccanismo non si corregge, fra tre anni Iavoratori e pensionati subiranno un aumento delle inposte di almeno altri tre punti, mentre le vere ricchezze stanno da un’altra parte. Una situazione paradossale».
Quindi la riforma proposta dal governo è da bocciare?
«A me sembra che questa storia della doppia aliquota sia solo uno specchietto per le allodole. Bisogna puntare ad un intervento che riduca le tasse sul lavoro, sugli investimenti e sulle imprese».
Tremonti propone un tavolo: voi siete disposti a sedervi?
«Certo. Ma non appena seduti, porremo una condizione: che mentre si studia la riforma, si cominci subito a fare qualcosa».
Cosa, in particolare?
«Ridurre dal 23 al 20% l’aliquota più bassa, che è poi quella che interessa la grande massa dei lavoratori. E poi, entro maggio, un bonus da 500 euro per sostenere i consumi. E’ inutile partire dai redditi che superano i 200mila euro».
Nell’agenda 2010 del governo dovrebbe esserci anche il piano per il Sud.
«E’ da un anno che l’aspettiamo e ancora non c’è. Nel frattempo il governo ha continuato a sottrarre risorse al Sud, sia attingendo dal FAS sia ai fondi per la formazione. Le uniche idee sono quelle della banca del Mezzogiorno e il ponte sullo stretto, due simboli che produrranno effetti solo nel lungo periodo. Devo dire che il governo è molto capace ad evocare messaggi simbolici e poi a fare altro. Da questo punto di vista è abile: del resto è l’unico esecutivo europeo che non ha perso consensi durante la crisi proprio per la sua grande capacità comunicativa e per il modo con il quale difende il suo blocco di interessi. In tutto questo il Sud paga il prezzo più alto».
Dove nel frattempo è scoppiata anche l’emergenza immigrazione.
«Credo che Maroni abbia preso un abbaglio colossale. Non sono illegali i clandestini, ma è l’illegalità che usa la clandestinità, favorita dalla legge Bossi-Fini. Io spero che la magistratura accerti chi ha sparato per prima. Perché dietro quello che è successo c’è l’interesse della ‘ndrangheta e ci sono le condizioni di schiavismo che abbiamo denunciato per tempo. Tutti problemi sui quali il paese chiude gli occhi e si preoccupa solo quando poi scoppiano le rivolte. Gli immigrati sono nella stragrande maggioranza delle vittime. E quando sento dire ai rosarnesi che gli extracomunitari non riescono neanche a vivere nelle case, che cos’è questo se non razzismo?».
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