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Tavolo di crisi per la Laca Cucine
di Ufficio Stampa CGIL Siena | Febbraio 17, 2012
Tavolo di crisi per la Laca Cucine
Ieri 16 febbraio si è svolto presso la Regione Toscana il tavolo di crisi per la Laca Cucine. L’azienda, produttrice di cucine componibili, occupa 75 dipendenti, divisi tra lo stabilimento di Radda in Chianti (Siena) e quello di Cavriglia (Arezzo).
L’attenzione su questa azienda da parte dei sindacati e delle istituzioni si è accesa già dal giugno 2011, quando i lavoratori sono venuti a conoscenza del fatto che la ditta non era più in grado di far fronte al pagamento degli stipendi; contestualmente è stato richiesto l’utilizzo della cassa integrazione ordinaria.
Il passaggio dalla cassa integrazione ordinaria a quella staordinaria per crisi è stato repentino; già ad agosto, con il fermo totale dell’attività produttiva, l’azienda ed i sindacati hanno firmato un accordo di CIGS.
Nel mese di dicembre l’azienda ha proceduto alla presentazione di richiesta di concordato preventivo, che è stato ammesso dal Tribunale con decreto del 25 gennaio.
Oltre ai problemi di mercato, pesanti ed irrisolvibili sono stati quelli finanziari, determinati in larga parte ma non solo dal ‘caso Aiazzone’.
La preoccupazione sulla sorte dei 75 lavoratori è molta, anche a causa delle caratteristiche territoriali. Da una parte il Chianti, che negli ultimi anni è stato protagonista di molte cessazioni aziendali e di una perdita importante di posti di lavoro, senza la presenza di grosse alternative occupazionali, dall’altra il Valdarno, anch’esso non indenne dalla crisi legata al settore edile, che soprattutto nel territorio di Cavriglia ha visto negli ultimi anni aumentare il numero delle persone senza lavoro sostenute solo dagli ammortizzatori sociali.
“La speranza – spiegano le organizzazioni sindacali FILLEA CGIL di Siena ed Arezzo – è quella di veder ripartire l’azienda. Le richieste al tavolo, a cui era presente anche il commissario giudiziale, sono state chiare: rapporti costanti con tutti i soggetti del tavolo (amministrazioni comunali, provinciali e regionali, azienda e professionisti) soprattutto con l’obiettivo di lavorare per trovare alternative imprenditoriali che puntino alla ripartenza produttiva e all’assorbimento occupazionale; utilizzo di tutti gli ammortizzatori sociali a sostegno dei lavoratori; percorsi formativi di riqualificazione delle maestranze; sostegno da parte di tutti a progetti di ristrutturazione e/o riconversione aziendale che da altri soggetti imprenditori potranno giungere (e questa ad oggi sembra essere l’unica possibilità per salvare i posti di lavoro)”.
“Auspichiamo infine – concludono i sindacati – che le potenzialità, in particolare dello stabilimento di Cavriglia, moderno e all’avanguardia, e le professionalità dei dipendenti, operai ed impiegati, molti giovani, non vengano disperse, ma siano considerate valore aggiunto ed attrattiva per nuovi investitori”.
17 febbraio 2012