« Lavoro: Camusso scrive a Letta, sospendere decreto revisione ammortizzatori in deroga | Home | Rappresentanza: il parere del costituzionalista »
Camusso, questo governo ormai è alla paralisi se continua così meglio che se ne vada
di Ufficio Stampa CGIL Siena | Febbraio 8, 2014
Camusso, questo governo ormai è alla paralisi se continua così meglio che se ne vada
08/02/2014 da www.cgil.it
In una intervista al quotidiano ‘la Repubblica’ il Segretario Generale della CGIL avverte: “il problema è il lavoro, serve un piano, ma dal Governo non arrivano risposte”
«Questo è un governo che ha solo opposizioni, il che significa un governo alla paralisi».
Dunque se continua così è meglio che se ne vada?
«Sì, il Paese non ha più tempo da perdere. Invece di agire si continuano a dare rassicurazioni mediatiche senza risolvere i problemi», risponde Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, seduta alla sua scrivania. Alle spalle il quadro di Carlo Levi che raffigura Giuseppe Di Vittorio in camicia bianca. Un pezzo di storia della Cgil che mai ha vissuto un momento così: perché lo scontro con la Fiom di Maurizio Landini non ha precedenti. Lo dirà più volte, con rammarico, in questa intervista Susanna Camusso. Lanciando la sua proposta e la sua sfida ai dissidenti fiommini: tornare al voto degli iscritti sul contrastato accordo con la Confindustria sulla rappresentanza. Poi «non ci potranno essere più alibi per nessuno».
Andiamo con ordine. Perché, di fatto, lei considera vicina al capolinea l’esperienza del governo Letta?
«Sono ormai circa due mesi che stanno definendo il programma di coalizione. Qualcuno sa qual è? La verità è che non c’è un’idea delle priorità. Lo abbiamo visto con la legge di Stabilità. Eppure sappiano tutti che la questione principale è quella del lavoro. Serve un piano per il lavoro. Dal governo non è arrivata alcuna risposta. La politica industriale è sconosciuta, sul versante della politica economica questo governo propone al massimo i conti del Ragioniere. Con tutto il rispetto del ruolo del Ragioniere, questa non è una politica. E poi: il governo aveva annunciato con enfasi la ripresa degli investimenti. Dove sono? È tutto coperto da una fitta coltre di nebbia. Purtroppo le uniche politiche che hanno adottato sono quelle dei tagli e delle tasse. Le politiche per lo sviluppo si sono fermate agli annunci».
«Sì, il Paese non ha più tempo da perdere. Invece di agire si continuano a dare rassicurazioni mediatiche senza risolvere i problemi», risponde Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, seduta alla sua scrivania. Alle spalle il quadro di Carlo Levi che raffigura Giuseppe Di Vittorio in camicia bianca. Un pezzo di storia della Cgil che mai ha vissuto un momento così: perché lo scontro con la Fiom di Maurizio Landini non ha precedenti. Lo dirà più volte, con rammarico, in questa intervista Susanna Camusso. Lanciando la sua proposta e la sua sfida ai dissidenti fiommini: tornare al voto degli iscritti sul contrastato accordo con la Confindustria sulla rappresentanza. Poi «non ci potranno essere più alibi per nessuno».
Andiamo con ordine. Perché, di fatto, lei considera vicina al capolinea l’esperienza del governo Letta?
«Sono ormai circa due mesi che stanno definendo il programma di coalizione. Qualcuno sa qual è? La verità è che non c’è un’idea delle priorità. Lo abbiamo visto con la legge di Stabilità. Eppure sappiano tutti che la questione principale è quella del lavoro. Serve un piano per il lavoro. Dal governo non è arrivata alcuna risposta. La politica industriale è sconosciuta, sul versante della politica economica questo governo propone al massimo i conti del Ragioniere. Con tutto il rispetto del ruolo del Ragioniere, questa non è una politica. E poi: il governo aveva annunciato con enfasi la ripresa degli investimenti. Dove sono? È tutto coperto da una fitta coltre di nebbia. Purtroppo le uniche politiche che hanno adottato sono quelle dei tagli e delle tasse. Le politiche per lo sviluppo si sono fermate agli annunci».
Pensa che si debba andare alle elezioni, che sia sufficiente un rimpasto, oppure che Renzi debba sostituire Letta a Palazzo Chigi?
«Non spetta alle parti sociali dire che cosa si debba fare. Rimpasto, staffetta, elezioni sono scelte che competono alle forze politiche. Per noi non c’è più tempo da perdere. Pensi al dramma degli ammortizzatori sociali in deroga, cassa integrazione e mobilità. Il governo ha preparato un decreto che ne modifica i criteri di accesso che escluderebbe dalle tutele decine di migliaia di persone. E sa di quanto stiamo parlando? Di 300350 euro al mese per la mobilità in deroga. È un provvedimento ingiusto che va cambiato».
«Non spetta alle parti sociali dire che cosa si debba fare. Rimpasto, staffetta, elezioni sono scelte che competono alle forze politiche. Per noi non c’è più tempo da perdere. Pensi al dramma degli ammortizzatori sociali in deroga, cassa integrazione e mobilità. Il governo ha preparato un decreto che ne modifica i criteri di accesso che escluderebbe dalle tutele decine di migliaia di persone. E sa di quanto stiamo parlando? Di 300350 euro al mese per la mobilità in deroga. È un provvedimento ingiusto che va cambiato».
Delusa da Letta?
«Il problema è che questo governo continua a non decidere, non la persona di Letta».
«Il problema è che questo governo continua a non decidere, non la persona di Letta».
Probabilmente questo è un governo nato male. Prima le larghe intese, poi le intese più piccole. Sembra un governo senza maggioranza.
«Se è senza maggioranza è una responsabilità delle forze politiche. E sono loro a doverne trarne senza ambiguità le dovute conseguenze».
«Se è senza maggioranza è una responsabilità delle forze politiche. E sono loro a doverne trarne senza ambiguità le dovute conseguenze».
Senta, mentre l’Italia è, per una parte almeno, come lei la descrive, voi della Cgil vi state dilaniando sull’accordo sulla rappresentanza. Neanche voi vi occupate delle priorità.
«Mettiamo ordine. La Cgil è impegnata in una discussione con i suoi sei milioni di iscritti sulle mozioni congressuali. Una straordinaria prova di democrazia e di ascolto che affronta tutti i grandi temi del lavoro e proprio per questo non può essere rappresentata come uno scontro interno».
Veramente è lei che ha preso una decisione clamorosa: ha chiesto al Collegio statutario se Landini e la Fiom siano sanzionabili perché non si ritengono vincolati dalle decisioni del Direttivo della Cgil. Perché l’ha fatto?
«Ho posto un problema politico di fronte a un fatto inedito negli oltre cento anni della storia della Cgil: c’è ancora un vincolo di appartenenza? Se viene meno cosa si fa? Penso che se le decisioni del Direttivo e la democrazia della nostra organizzazione non valgono per tutti siamo di fronte a un cambiamento della nostra natura. Su questo dobbiamo interrogarci».
Vuole le sanzioni per Landini e la Fiom?
«Non esiste. Non ho mai pensato a interventi disciplinari. Ho posto un problema per evidenziare che le nostre regole non offrono soluzioni politiche a problematiche di questa natura. È un vuoto da colmare».
Perché non fate votare almeno gli iscritti sull’accordo?
«Le cose vanno dette tutte e bene: gli iscritti alla Cgil, nella assemblee di base, stanno votando anche sul testo unico sulla rappresentanza sul quale peraltro si erano già espressi quando venne raggiunta la prima intesa (questa è la sua applicazione). L’80% fu favorevole. Ciò che non si può fare è gettare ombre sulla vita democratica della Cgil. Per questo la segreteria proporrà al Direttivo di tornare al voto degli iscritti. Sarà un voto sul testo unico ma anche sul nostro modello sindacale. E una volta espresso non ci saranno più alibi, tutti dovranno trame le conseguenze».
Il voto degli iscritti è una vittoria di Landini. Non crede?
«Le pare possa essere questo il problema? No. Quello che conta è la salvaguardia della Cgil, della sua straordinaria democrazia e la responsabilità di tutti a non oscurarla».
«Mettiamo ordine. La Cgil è impegnata in una discussione con i suoi sei milioni di iscritti sulle mozioni congressuali. Una straordinaria prova di democrazia e di ascolto che affronta tutti i grandi temi del lavoro e proprio per questo non può essere rappresentata come uno scontro interno».
Veramente è lei che ha preso una decisione clamorosa: ha chiesto al Collegio statutario se Landini e la Fiom siano sanzionabili perché non si ritengono vincolati dalle decisioni del Direttivo della Cgil. Perché l’ha fatto?
«Ho posto un problema politico di fronte a un fatto inedito negli oltre cento anni della storia della Cgil: c’è ancora un vincolo di appartenenza? Se viene meno cosa si fa? Penso che se le decisioni del Direttivo e la democrazia della nostra organizzazione non valgono per tutti siamo di fronte a un cambiamento della nostra natura. Su questo dobbiamo interrogarci».
Vuole le sanzioni per Landini e la Fiom?
«Non esiste. Non ho mai pensato a interventi disciplinari. Ho posto un problema per evidenziare che le nostre regole non offrono soluzioni politiche a problematiche di questa natura. È un vuoto da colmare».
Perché non fate votare almeno gli iscritti sull’accordo?
«Le cose vanno dette tutte e bene: gli iscritti alla Cgil, nella assemblee di base, stanno votando anche sul testo unico sulla rappresentanza sul quale peraltro si erano già espressi quando venne raggiunta la prima intesa (questa è la sua applicazione). L’80% fu favorevole. Ciò che non si può fare è gettare ombre sulla vita democratica della Cgil. Per questo la segreteria proporrà al Direttivo di tornare al voto degli iscritti. Sarà un voto sul testo unico ma anche sul nostro modello sindacale. E una volta espresso non ci saranno più alibi, tutti dovranno trame le conseguenze».
Il voto degli iscritti è una vittoria di Landini. Non crede?
«Le pare possa essere questo il problema? No. Quello che conta è la salvaguardia della Cgil, della sua straordinaria democrazia e la responsabilità di tutti a non oscurarla».
Argomenti: CGIL |