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Cgil, governo privo politiche per l’occupazione, STRADA INTRAPRESA DIVIDE IL PAESE
di Ufficio Stampa CGIL Siena | Novembre 3, 2014
Cgil, governo privo politiche per l’occupazione, strada intrapresa divide il Paese
03/11/2014 da www.cgil.it
C’è molto nervosismo nelle parole del presidente del Consiglio che ancora una volta evoca fantasmi e complotti, lancia invettive e ammonimenti, ma evita accuratamente di dire come si crea lavoro e come si rilancia il Paese.
Nel frattempo la disoccupazione e la cassa integrazione continuano ad aumentare e i debolissimi segnali di ripresa del mercato del lavoro rischiano di rivelarsi effimeri.
Il precariato aumenta, grazie anche alle politiche contraddittorie sul mercato del lavoro, mentre il governo continua a non avere né una politica per l’occupazione né una politica industriale. Si limita a rincorrere le emergenze, senza per altro riuscire a risolverle, togliendo i diritti e non allargando le tutele. Quella imboccata non è la strada giusta. Al contrario, è proprio quella che divide il Paese.
Dal governo ci aspetteremmo indicazioni chiare sui settori strategici che si vogliono incentivare, sugli investimenti da adottare, sulle politiche attive per il lavoro, su quelle fiscali a favore dei più deboli, su come ridurre le diseguaglianze. Dal presidente del Consiglio vorremmo sentire qualche accusa in meno e qualche riflessione in più sugli errori della finanza e delle imprese.
La Cgil ha avanzato una proposta seria per creare lavoro e per dire basta al precariato. Ha presentato: un “Piano per il Lavoro”, un piano straordinario per l’occupazione; una riforma per creare ammortizzatori sociali universali; una riforma dello Statuto dei Lavoratori, per estendere a tutti diritti e tutele universali. La Cgil vuole un contratto a tutele crescenti, che faccia del lavoro a tempo indeterminato la principale forma di impiego e rivendica un lavoro dignitoso e sicuro, anche attraverso la cancellazione delle forme contrattuali precarie che si sono moltiplicate a dismisura.
Piuttosto che strizzare l’occhio agli imprenditori, inventarsi strani e improbabili complotti o buttarla in politica, il presidente del Consiglio dia risposte serie ai problemi seri del Paese.
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