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Industria: Cgil, senza una svolta nella politica industriale non si esce dalla crisi
di Ufficio Stampa CGIL Siena | Marzo 10, 2015
Industria: Cgil, senza una svolta nella politica industriale non si esce dalla crisi
10/03/2015 “Propaganda può offuscare la realtà ma non cambiarla”
“Senza una svolta nella politica industriale non si esce dalla crisi”. Così il segretario confederale della Cgil, Fabrizio Solari, commenta i dati Istat, aggiungendo che: “La caduta della produzione industriale a gennaio dimostra la fragilità di quella che, con grande ottimismo ed eccesso di propaganda, viene definita ripresa economica. In realtà i risultati positivi di dicembre, che avevano fatto intravedere una timida inversione di tendenza, sono in gran parte vanificati da una flessione che, se messa in relazione all’andamento che si registrava nei primi mesi dello scorso anno, risulta ancora più preoccupante”. Secondo il dirigente sindacale “la ripresa non c’è e la produzione industriale resta nella palude della stagnazione. Questo è purtroppo il dato con cui fare i conti. Le attese relative al contesto globale, con l’immissione di liquidità nel sistema decisa dalla Bce, il calo del prezzo del petrolio, la svalutazione dell’euro con la conseguente spinta alle esportazioni, rischiano di non dare i risultati sperati”. In realtà, aggiunge Solari, “se a queste misure non si accompagna una autentica svolta nella ripresa degli investimenti produttivi, pubblici e privati, tali da rendere strutturalmente più competitivo il nostro apparato produttivo, non sarà possibile uscire dalla crisi. Affidarsi al buon cuore degli imprenditori, come ha deciso di fare il Governo con le sue scelte recenti, evidentemente non basta. Serve un intervento deciso che orienti la qualità dello sviluppo, capace di creare una effettiva domanda interna e ridisegnare la nostra specializzazione produttiva nel contesto internazionale”. Inoltre, prosegue il segretario confederale Cgil, “a maggior ragione occorre massima cautela nel mettere in connessione questo scenario con gli andamenti dell’occupazione. I provvedimenti sul Jobs Act, come è del tutto evidente, non hanno alcuna relazione con lo stato reale dell’economia e si confermano come misure che agiscono esclusivamente in un rimescolamento interno del mercato del lavoro senza produrre nuovi posti di lavoro. Serve quindi – precisa – una svolta nell’economia reale, questo è il vero significato che ci consegnano i dati di oggi. Il Governo Renzi piuttosto che concentrarsi sulla riduzione dei diritti dei lavoratori dovrebbe preoccuparsi di questa situazione. La propaganda può offuscare la realtà ma non cambiarla”, conclude Solari. Secondo l’Istat la produzione industriale torna in calo a gennaio e diminuisce dello 0,7% rispetto al mese precedente e del 2,2% rispetto a gennaio 2014. Tutti i comparti contribuiscono alla flessione tendenziale. Corretto per gli effetti di calendario, a gennaio l’indice diminuisce in termini tendenziali del 2,2% (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 21 di gennaio 2014). L’indice destagionalizzato presenta variazioni congiunturali positive nei comparti dell’energia (+0,5%) e dei beni di consumo (+0,1%); diminuiscono invece i beni strumentali (-1,8%) e i beni intermedi (-0,2%). In termini tendenziali gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano, a gennaio 2015, flessioni in tutti i comparti; diminuiscono i beni intermedi (-2,8%), l’energia (-2,7%), i beni di consumo (-2,0%) e, in misura meno rilevante, i beni strumentali (-0,9%). Per quanto riguarda i settori di attività economica, a gennaio 2015, i comparti che registrano i maggiori aumenti tendenziali sono quelli della fabbricazione di mezzi di trasporto (+16,1%), della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica ed ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+4,3%) e delle altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (+4,3%). Le diminuzioni maggiori si registrano nei comparti della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-8,1%), delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-5,7%) e della fabbricazione di macchine e attrezzature n.c.a. (-5,0%). (Dati completi)
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