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Campagna nazionale “OCCUPIAMOCI DI CASA”
di Ufficio Stampa CGIL Siena | Marzo 20, 2015
Campagna nazionale “OCCUPIAMOCI DI CASA” da www.cgil.it
06/03/2015 CGIL, SPI CGIL, FILLEA e SUNIA lanciano la campagna “OCCUPIAMOCI DI CASA” con proposte per affrontare il disagio abitativo e indicano possibili linee di intervento da rivendicare a livello nazionale e locale. » Piattaforma
In un ambito che vede fortemente legate dimensione economica, dello stato sociale, dei consumi e dei diritti di cittadinanza, risulta evidente la necessità di affrontare in modo organico la complessità delle problematiche, ricostruendo una strategia che parta dai bisogni, attraverso un progetto che può rappresentare un’inedita occasione di sviluppo, a patto che vengano affrontati, oltre all’emergenza, anche i nodi strutturali che condizionano negativamente il settore.
Partendo dalle idee contenute nel Piano del Lavoro CGIL, SPI CGIL, FILLEA e SUNIA indicano alcune azioni: l’obiettivo di agire strutturalmente in un settore cruciale per la tenuta sociale del Paese, ha infatti forte valenza anche per le possibili opportunità occupazionali in relazione ad un settore, quello dell’edilizia, in forte crisi.
I temi della campagna saranno oggetto della nostra azione rivendicativa sia a livello nazionale che locale. Il sindacato, infatti, nel percorso che può prefigurarsi, assume un ruolo centrale nella negoziazione, che diventa lo strumento principale per relazionarsi con le amministrazioni locali e partecipare attivamente a scelte riguardanti le politiche di sviluppo territoriale.
La piattaforma è articolata secondo tre obiettivi prioritari:
■ rispondere alla domanda abitativa, oggi diversificata nel territorio e non più riconducibile esclusivamente alle classiche fasce di disagio che fanno riferimento, per condizioni familiari e redditi, all’edilizia pubblica, attraverso l’ampliamento del patrimonio abitativo in affitto a canoni compatibili con i redditi: per i nuclei a basso reddito l’unica risposta può essere fornita in termini di edilizia pubblica, per nuclei che si collocano in fasce di reddito medio-basse la risposta deve essere rappresentata da edilizia sociale a costi sostenibili.
■ utilizzare il patrimonio esistente, pubblico e privato, tema cruciale in relazione sia alla necessità di recupero di singoli edifici (messa in sicurezza, adeguamento funzionale ed energetico), che di rigenerazione urbana. Ritorna centrale la necessità di una corretta pianificazione territoriale che risponda ai bisogni dei cittadini, senza agire in direzione della rendita.
■ rigenerare le città e riqualificare le periferie, assumendo la complessità dei fattori che determinano il disagio sociale come presupposto per non intervenire in modo episodico e frammentato.
Nel documento abbiamo indicato alcune azioni finalizzate a rispondere al disagio abitativo:
■ un programma di investimenti per l’edilizia residenziale pubblica, componente fondamentale dell’edilizia sociale, al fine di aumentare la disponibilità di alloggi per le fasce con disagio maggiore: lo Stato, così come negli altri Paesi europei, deve tornare a finanziare con continuità il settore avendo assunto, nel conferire competenze e funzioni alle Regioni, un comportamento differente rispetto agli altri settori oggetto di trasferimento.
■ riqualificare il patrimonio di edilizia pubblica ed innovare la gestione, stante le condizioni di criticità in cui vivono gli ex IACP e la condizione del patrimonio attualmente disponibile: una legge quadro sulla materia dovrebbe restituire regole omogenee da applicare a tutti gli Istituti e definire l’attribuzione dei compiti; un piano pluriennale di riqualificazione deve introdurre la manutenzione programmata come criterio di gestione, anche economica, del patrimonio.
■ un piano pluriennale di edilizia sociale, per rispondere alle necessità delle fasce deboli economicamente per affrontare i valori di mercato, ma oltre i requisiti per l’accesso all’edilizia pubblica, la cui fattibilità necessita della configurazione di una normativa quadro: nonostante alcune indicazioni della legislazione nazionale, infatti, la materia rimane incerta ed è opportuno definire precisi criteri.
■ un piano partecipato di rigenerazione delle periferie, con programmi in grado di innescare un reale processo di integrazione, evitando di affidare la rigenerazione urbana solo alla riqualificazione di parte edilizia e spazi comuni.
Occupiamoci_di_casa.pdf
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