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Lavoro: Cgil discute di Nuovo Statuto con professionisti e autonomi, mettere la persona al centro
di Ufficio Stampa CGIL Siena | Aprile 15, 2015
Lavoro: Cgil discute di Nuovo Statuto con professionisti e autonomi, mettere la persona al centro
14/04/2015 » FOTO da www.cgil.it
Disinnescare il conflitto latente tra ‘garantiti’ e ‘non garantiti’. Questa invece la posizione di Emiliana Alessandrucci di Colap (‘Coordinamento libere associazioni professionali’): “Il primo passo da superare è il conflitto. Abbiamo uno scontro generazionale sul fronte pensionistico, con un’intera generazione che avrà un domani solo la pensione sociale. Il conflitto è un paradosso che va superato”. Anche nel suo ragionamento la centralità della persona: “Mettiamo le persone al centro del lavoro perché il danno peggiore prodotto dal Jobs Act è trasformare tutto in un costo, in un valore monetario”. Quanto al nuovo Statuto della Cgil, Alessandrucci ha spiegato: “L’idea è di scambiare i punti positivi dei due mondi, evitando però di importare modelli dal lavoro dipendente al lavoro autonomo. Questi ultimi hanno bisogno di altre cose perché le esigenze possono essere uguali ma le risposte possono essere diverse”. Per Susanna Botta di Acta Roma, l’associazione dei freelance, invece, “un nuovo Statuto dei lavoratori deve partire dal riconoscimento di tutte le forme di lavoro, per dare a tutte la stesa dignità ma soprattutto per considerare sì l’universalità dei diritti e delle tutele, che devono essere riconosciuti, ma declinati in maniera diversa”.
Daniele Petruccioli di ‘Strade’, il sindacato traduttori editoriali che rappresenta e tutela i diritti dei traduttori che lavorano in regime di diritto d’autore, ha sottolineato il bisogno di sindacato: “Abbiamo bisogno di più sindacato, che ci aiuti a fare cose che da soli non riusciamo a fare. Ne abbiamo bisogno, in forme e modi da declinare, perché ci aiuti a sederci ad un tavolo con la controparte e ad avere voce in capitolo. Abbiamo bisogno che il sindacato ci stia più vicino”. Per Walter Grossi di Ana, l’Associazione nazionale archeologi, è dirimente l’estensione del welfare nel loro segmento, anche e soprattutto alle partite Iva impiegate nel settore. Quanto al ruolo e al supporto del sindacato rivendicano l’essere un soggetto per la contrattazione inclusiva e sostengono il bisogno di un equo compenso.
Per quanto riguarda gli avvocati, Cosimo Matteucci, esponente di Mga, associazione forense nazionale, il quadro generale delinea un settore in difficoltà: “L’avvocatura è in crisi, si allarga il divario tra i redditi mentre si registrano negli studi veri e propri casi di sfruttamento del lavoro nero, con lavoratori che rischiano ogni giorno di ritrovarsi fuori dagli studi senza alcuna garanzia e senza nessuna tutela. Chiediamo l’intervento del sindacato perché meritiamo dignità, a partire dalla eccessiva pressione fiscale per arrivare alle iniquità del sistema previdenziale passando per la strumentalizzazione, e lo sfruttamento, delle partite Iva”.
Anche nelle parole di Francesca Duimich delle guide turistiche Confesercenti Federagit, la denuncia dello stato del settore, in lotta contro le direttive Ue che mirano a cancellare la specificità della professione e contro la ‘disintermediazione’ rappresentata dalle nuove tecnologie che, oltre a soppiantare le agenzie di viaggio (loro controparte), li mettono in una condizione di debolezza contrattuale. Infine Francesca Lupo, architetto rappresentante di Iva sei partita: “Ogni volta che si parla di estensione diritti, allargamento orizzonte, mettere al centro la persona, sono felice di sentirlo, specie in questa sede”. Nelle parole di Lupo lo stato di progressivo impoverimento dei lavoratori, architetti e ingegneri, a partita Iva e spesso impegnati in funzioni cruciali: “Noi siamo quelli che timbrano e certificano, dalla sicurezza sul lavoro al controllo sugli abusi. Se il nostro potere contrattuale si abbassa, se il nostro lavoro si impoverisce, sono inevitabili le ripercussioni anche sulla funzione sociale che esercitiamo”.
A fronte di questi interventi le conclusioni di Susanna Camusso: “Il tema è la persona che lavora, indipendentemente dalla modalità contrattuale con la quale è impiegata e indipendentemente dal lavoro che fa. Lo Statuto dei lavoratori non aveva una parte legata ai diritti universali, perché ciò era assolto e risolto dai contratti nazionali di lavoro. Era molto di più sul tema delle libertà e del riconoscimento dei diritti”. Da qui l’intenzione della Cgil di avanzare una proposta di nuovo Statuto che sia “una legge di principi, che guardi all’universalità dei diritti, mettendo al centro la persona” e che si muova di pari passo con la contrattazione inclusiva. “C’è un pezzo di lavoro di ‘ricerca’ per tutti. Immaginiamo uno strumento nuovo, senza precedenti, che deve giocare sull’universalità e non sul dettaglio perché lo Statuto deve mantenere la caratteristica di essere una legge di principio”, ha concluso Camusso.
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