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Io riattivo il lavoro: Beni confiscati, Camera approva riforma codice antimafia. Fracassi (Cgil), Grande Risultato
di Ufficio Stampa CGIL Siena | Novembre 12, 2015
L’Aula della Camera ha approvato il ddl con le modifiche al Codice antimafia e alle norme per la gestione dei beni confiscati. Si tratta della Legge di iniziativa popolare promossa dalla Cgil e dalle Associazioni antimafia che hanno raccolto le firme nell’ambito della campagna ‘Io riattivo il Lavoro’. I voti favorevoli sono stati 281, quelli contrari 66 e gli astenuti 2. Il provvedimento ora passa al Senato. “Il voto di questa sera è un primo importante passo, lungamente atteso. La Camera ha dato un segnale forte della volontà di rendere più incisiva la lotta alle mafie, in un settore cruciale come quello della gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata”, è stato il commento di Rosi Bindi, presidente della commissione Antimafia. “Sarà ancora più largo il campo di azione, possono essere sequestrati i beni dei mafiosi ma anche dei corrotti e di coloro che operano in modo schiavistico, come nel caporalato”, ha detto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. “Grande risultato di @cgilnazionale e associazioni antimafia. La legalità vince!” ha twittato Gianna Fracassi, segretaria nazionale Cgil con delega alla legalità.
Un provvedimento di “straordinaria importanza, che riforma profondamente e rafforza il codice antimafia con norme stringenti sulle misure di prevenzione e sulla valorizzazione delle aziende sequestrate”, ha detto con soddisfazione Donatella Ferranti, presidente della commissione Giustizia. “Si tratta -afferma- di norme che renderanno più incisiva e trasparente la gestione dei beni sottratti alla criminalità organizzata e permetteranno ad aziende infiltrate dalla mafia di ritornare alla legalità e competere sul mercato in modo sano producendo ricchezza e salvaguardando l’occupazione”.
SCHEDA – Le novità
La discussione ha visto lo scontro fra Pd e M5S in Aula alla ripresa dell’esame del testo: un insieme di norme finalizzate a far funzionare l’Agenzia dei beni confiscati, oggi criticata da tutti in quanto giudicata inadeguata e faraginosa. Oggetto del contendere, l’emendamento presentato dal Governo che prevede che i giudici dei tribunali di prevenzione possano nominare come amministratori giudiziari anche i dipendenti di Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, una Spa partecipata al 100% dal ministero dell’Economia. Il provvedimento nasce come proposta di iniziativa popolare da parte dei soggetti interessati che sulla loro pelle hanno patito il mal funzionamento dell’attuale normativa, come Cgil, Libera, Arci, Avviso pubblico. “Invitalia – ha detto la grillina Giulia Sarti – compare dal nulla. È una macchina mangiasoldi, una agenzia del ministero dell’Economia e delle Finanze che ha avuto tanti problemi con la giustizia, indagini in tutta Italia e processi, oltre a problemi di contabilità con la Corte dei conti proprio sulla tenuta dei bilanci”. “A proposito di Invitalia – ha detto Rosy Bindi, Pd, presidente della Commissione Antimafia – non nascondo perplessità di carattere personale che si sono tradotte in alcuni emendamenti che mettono Invitalia sullo stesso piano degli altri soggetti del sistema”.
I 5 Stelle, tuttavia, portano a casa modifiche sostanziali alla riforma volute proprio da loro, come l’emendamento del Governo al codice che impedisce la nomina ad amministratore giudiziario di beni confiscati alla mafia non solo ai parenti, ma anche ai “conviventi e commensali abituali” del magistrato che conferisce l’incarico, proprio come chiedeva il M5s.
Si tratta della cosidetta “norma Saguto”, dal nome dell’ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, Silvana Saguto, sospesa dalle funzioni e indagata per corruzione con l’amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara e il marito di lei Lorenzo Caramma, nominato coadiutore di diverse amministrazioni. I 5 Stelle ottengono anche un’altra vittoria: l’assegnazione in affitto degli immobili confiscati alla mafia al personale delle Forze di Polizia, delle Forze armate e del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco che potranno provvedere a proprie spese a ristrutturarli se le amministrazioni assegnatarie non dispongano delle risorse necessarie.
Le norme approvate prevedono anche la possibilità di nominare a capo dell’Agenzia non solo i prefetti, ma anche funzionari del Demanio o magistrati. Poi, una accelerazione dei tempi di intervento dell’Agenzia, che interviene già in primo grado e non in Appello al fine di imprimere alla norma una forza preventiva. Infine, nuovi strumenti per consentire lo sgombero dei patrimoni confiscati, che spesso e volentieri non possono essere consegnati a associazioni o enti pubblici perchè occupati da parenti amici o familiari dei boss.
Ma l’attrito tra grillini e dem arriva da lontano. E l’ostruzionismo dei 5Stelle non è piaciuto a Ferranti (Pd). “Non capisco proprio la posizione del M5S – dice Ferranti a Repubblica – mi dispiace molto il loro atteggiameno. I grillini vogliono che i beni o le imprese siano vendute subito dopo la confisca. Ma questo è un regalo alla mafia perché ad acquistare quei beni, a prezzi ridottissimi, sarebbero proprio i mafiosi. Noi, invece, siamo per rispettare la filosofia che ha ispirato la legge Rognoni-La Torre, e cioè la restituzione alla società civile dei beni tolti ai malavitosi che, in terre di cosa nostra, rappresenta un forte valore simbolico”.
“Il Codice antimafia – aggiunge Ferranti – è uno strumento, diciamo così, correttivo dell’attuale normativa varata dall’ex ministro Maroni che è difficile da applicare. Quasi tutte le imprese e aziende sequestrate o confiscate falliscono, facendo passare il messaggio che la mafia crea posti di lavoro mentre lo Stato li riduce. Per evitare questa criticità, abbiamno reperito dei fondi ad hoc di sostegno alle aziende per consetire loro di passare da una amministrazione del boss a una “sana”. Per questo sarà istituito anche un albo ufficiale degli amministratori giudiziari, pubblico e trasparente”.
A questo proposito, il nuovo Codice prevede che tutti i patrimoni, immobiliari e non, delle mafie, siano pubblicati online sul sito dell’Agenzia dei beni confiscati. “Anche adesso – spiega il presidente della Commissione – dovrebbe avvenire la pubblicazione, peccato che nessuno lo faccia. La nuova legge prevederà delle sanzioni per quei funzionari che omettono di rispettare
i criteri di trasparenza”. “E’ un peccato – conclude Donatella Ferranti – che abbiamo miliardi di valore, e non si riesce a farli fruttare per colpa di una burocrazia che non funziona”.
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