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Perugia, prove di Regione unica Toscana-Umbria-Marche

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Settembre 15, 2016

14141941_1750591781881219_3074530173282759819_nSviluppo Italia di mezzo: «Una straordinaria opportunità» – da www.cgiltoscana.it
Cgil, Cisl e Uil di Toscana, Umbria e Marche dopo la presentazione di un documento unitario – c’era già stata la firma del protocollo d’intesa tra i tre Governatori di Umbria, Toscana e Marche a Bruxelles- per spingere nella direzione di una integrazione sempre più forte tra le tre regioni avvenuta il 30 giugno scorso, danno appuntamento a Perugia per una iniziativa pubblica in programma il 15 settembre.
Rafforzare le omogeneità e rendere vantaggiose le differenze, così l’Italia di mezzo – ovvero quell’area formata dalle regioni Toscana, Umbria e Marche e popolata da circa 6,2 milioni di abitanti – può rappresentare “una straordinaria opportunità di sviluppo”. A sostenerlo con convinzione (e non da oggi) sono Cgil, Cisl e Uil che questa mattina, 30 giugno, in contemporanea nelle tre regioni mediane, a Firenze, Perugia ed Ancona, hanno illustrato i contenuti di un documento – elaborato da un gruppo di lavoro interregionale delle tre organizzazioni – con il quale i sindacati intendono contribuire ad un progetto di collaborazione sempre più forte tra le tre regioni.
L’obiettivo è quello di “mettere assieme le persone, le intelligenze, i saperi, i sistemi di accoglienza, di inclusione, di coesione e tutela sociale, le risorse finanziarie dei programmi Europei di Marche, Toscana e Umbria”. Attenzione però – avvertono i sindacati – occorre “superare la pregnanza istituzionale e dare al processo anche un valore economico, sociale e civile”. Non solo “architettura istituzionale” dunque, ma vera sinergia e condivisione a tutti i livelli. È qui che Cgil, Cisl e Uil possono portare il proprio contributo, per dare un respiro più ampio al progetto: “Lavoro ed innovazione, sanità e welfare, tutela del paesaggio e agricoltura sostenibile, cultura e turismo possono essere volani di sviluppo se diventano patrimonio di valori condiviso – scrivono nel loro documento i tre sindacati – Pertanto, al coordinamento politico-istituzionale occorre affiancarne uno di partenariato socio-economico; è necessario procedere con un confronto serrato e concreto alla definizione di iniziative comuni per sostenere il sistema produttivo favorendo gli investimenti, realizzare efficaci politiche attive del lavoro e di inclusione sociale”.
L’idea di fondo, è che nella discussione sullo sviluppo del Paese sia necessario superare lo schema duale Nord-Sud, valorizzando invece di più l’asse Est-Ovest. “E’ evidente – scrivono Cgil, Cisl e Uil – che andranno affrontate questioni costituzionali e istituzionali, ma è altrettanto chiaro che, fin da subito, si possono mettere a fattor comune molte azioni, che oggi le singole Regioni conducono separatamente, con una nuova e maggiore efficacia”.
E il patrimonio sul quale lavorare nell’Italia di Mezzo è enorme: storia, arte, cultura, modello socio-economico, paesaggio, offrono a quest’area del paese “un potenziale unicum, che oggi può costituire un valore aggiunto per le politiche nazionali e soprattutto europee”, sostengono i sindacati. In un contesto di economia aperta e di competizione globale, le regioni dell’Italia di mezzo “possono contare su fattori di specificità che, se messi a sistema, possono esprimere grandi potenzialità”.
Quali sono questi fattori? Secondo i sindacati c’è prima di tutto un tessuto produttivo che, oltre alla presenza di grandi imprese, spesso multinazionali, è prevalentemente basato su un sistema di piccole e medie imprese,” capaci di sviluppo endogeno, ma non localistico, come dimostrano i risultati dell’export”; inoltre, l’Italia di mezzo rappresenta “una piattaforma naturale di connessione tra le economie atlantiche e dell’Europa occidentale con quelle dell’Europa centrale e dell’est”.
Inoltre, secondo Cgil, Cisl e Uil, il territorio delle tre regioni centrali “costituisce un polmone naturale, con un importante patrimonio artistico-culturale che oggi rappresenta un valore aggiunto decisivo come fattore di potenziale sviluppo”. Infine, siamo in presenza di un “modello di politiche di welfare che ha valorizzato la coesione sociale”.
Dunque, le potenzialità sono forti, occorre però – secondo i sindacati – una capacità di governo che rafforzi le omogeneità e renda vantaggiose le differenze, per riuscire a cogliere questa straordinaria opportunità di sviluppo.

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