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Un vertice, cento questioni
di Ufficio Stampa CGIL Siena | Luglio 11, 2017
Il primo obiettivo di Cgil, Cisl e Uil è interrompere l’innalzamento automatico dell’età pensionabile, previsto dalla riforma del 2011 per adeguarla alla speranza di vita. Nell’audizione di mercoledì 5 luglio alla Commissione Affari costituzionali della Camera, il presidente dell’Istat Giorgio Alleva ha detto che nel 2019 si passerà a 67 anni (dai 66 anni e sette mesi del 2018), con uno scatto di cinque mesi in avanti. Altri tre mesi verranno aggiunti nel 2021, mentre dal 2023 si prevede un incremento di due mesi alla volta: l’età pensionabile sarà di 68 anni e 1 mese nel 2031, di 68 anni e 11 mesi nel 2041 e di 69 anni e 9 mesi nel 2051. La progressione è fortemente contestata dai sindacati che attendono entro breve una risposta del governo: il primo aumento, quello a 67 anni, dovrà essere autorizzato con un decreto interministeriale da emanarsi entro il 1° gennaio 2018.
La Cgil tornerà anche a insistere, spiegano il segretario confederale Roberto Ghiselli e il coordinatore Area welfare Nicola Marongiu, sulla necessità di “una verifica riguardo alla gestione dell’ottava salvaguardia (che consente a determinate categorie di andare in pensione con le vecchie regole, vigenti sino al dicembre 2011, ndr) e di opzione donna (la possibilità per le donne di andare in pensione prima, ndr), evidenziando l’esigenza di un ulteriore intervento per gestire le ultime situazioni aperte, tenendo conto che le risorse utilizzate sono state notevolmente inferiori a quelle preventivate”.
Ma ancora molte sono le questioni da affrontare: la definizione di una “pensione contributiva di garanzia” per i giovani, la copertura contributiva per chi ha svolto un lavoro di cura per familiari anziani o disabili, il rafforzamento della flessibilità nell’accesso al pensionamento nel contributivo, lo sviluppo della previdenza complementare (con la conseguente adozione di misure che favoriscano gli investimenti dei fondi nell’economia reale), la rivalutazione delle pensioni attuali (la proposta Cgil è “di adottare meccanismi a scaglioni”) e l’adeguatezza di quelle future. I sindacati puntano a intensificare i tavoli tecnici per arrivare entro settembre a definire l’intero pacchetto d’interventi, in modo da poterlo poi inserire nella Legge di stabilità 2018.
Qualche novità, però, sembra anche preparare il governo. Nei giorni scorsi ministri e sottosegretari hanno rivelato alla stampa i propositi dell’esecutivo. Le proposte in campo, ancora però non formalizzate, sono il riscatto gratuito della laurea per chi si iscrive all’università nel 2018 (i beneficiari dovrebbero essere 250 mila, per un investimento complessivo di 300 milioni di euro); il riconoscimento di un periodo di contribuzione figurativa aggiuntiva per le mamme, da concedersi per ogni figlio; un intervento di “liberalizzazione” della previdenza integrativa, agevolato dallo Stato mediante sgravi fiscali, che permetta a chi raggiunge i 63 anni e dispone di un fondo pensione di poter chiedere una sorta di pensione anticipata.
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