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Obbligo scolastico a 18 anni, ma non per gli interessi delle imprese
di Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 25, 2017
L’opinione – Obbligo scolastico a 18 anni, ma non per gli interessi delle imprese di Francesco Sinopoli
Soprattutto se essi sono dettati dalla “formazione del capitale umano”, sulla quale si è spesa la ministra. Si tratta allora di ricostruire, a partire da una vera volontà politica, le condizioni perché le scuole, in autonomia, con le risorse necessarie e con l’aiuto dell’intera società, possano farsi carico di una missione fondamentale: sviluppare innanzitutto le potenzialità personali e individuali delle nuove generazioni e adeguare saperi e competenze alle necessità della vita sociale ed economica del Paese.
Nel passato, seppur con evidenti contraddizioni, è stato introdotto l’obbligo di iscrizione a un percorso di istruzione e formazione entro i 16 anni e l’obbligo di permanere nel sistema di istruzione e formazione per conseguire un titolo di qualifica o di diploma entro i 18 anni. Questo quadro confuso e improduttivo ha mostrato tutti i suoi limiti. Da ciò la ormai storica proposta della Cgil di elevare l’obbligo scolastico a 18 anni. Per questo obiettivo sono però necessari chiarezza sulle finalità e coinvolgimento dei soggetti che debbono attuare il cambiamento: il personale delle scuole autonome e le loro rappresentanze sindacali, le associazioni professionali, il mondo della ricerca pedagogica.
E sono necessarie le risorse. Alla proposta di elevamento dell’obbligo a 18 anni, contenuta peraltro nel Piano del lavoro della Cgil, insieme ad altre proposte di riqualificazione dell’intero sistema scolastico (la generalizzazione della scuola dell’infanzia ad esempio), la Flc Cgil ha accompagnato anche una quantificazione delle risorse occorrenti: si devono investire 17 miliardi di euro che corrispondono a quel punto di Pil che ci manca nell’investimento in istruzione per essere allineati alla media dei Paesi Ocse.
La ministra Fedeli ha anche detto che occorre aumentare gli stipendi agli insegnanti. È quello che chiede il sindacato. Ma alla ministra spetterebbe di reperire le risorse, perché gli annunci, alla fine della legislatura, rischiano di trasformarsi in propaganda politica piuttosto che negli impegni mantenuti, tra i doveri di chi invece dirige un dicastero.
Francesco Sinopoli è il segretario generale della Flc Cgil
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