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La guerra dello Stato contro i poveri. I fatti di Piazza Indipendenza

di Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 28, 2017

La guerra dello Stato contro i poveri. I fatti di Piazza Indipendenza

Di seguito un contributo di Giuseppe Massafra, segretario confederale Cgil sugli sgomberi di Piazza Indipendenza


 “Una carezza potrà salvarci dalla condanna della Storia solo se tutti noi saremmo capaci di riconoscerci in essa. Un atto di compassione, di umanità, che racconta meglio di mille parole la necessità di cambiamento, l’urgenza di alcuni temi come: il diritto alla casa e la lotta contro le disuguaglianze.

Ridurre i fatti di Piazza Indipendenza ad una questione di migranti e rifugiati vuol dire eliminare arbitrariamente un fattore fondamentale: la guerra dello Stato contro i poveri. La povertà resa oscena, letteralmente, tenuta fuori dai racconti ufficiali, che nella semplificazione che fa bene al potere, riducono tutto ad una questione di italiani e stranieri. Abbiamo il dovere di disinnescare la polveriera su cui siamo seduti.

Due immagini superano ogni narrazione sui fatti di via Curtatone. Il poliziotto che accarezza la donna che si dispera perché costretta ad abbandonare quella che ormai considerava il suo rifugio, e il gettito impetuoso degli idranti si scaglia violentemente su un rifugiato che si aiuta con le stampelle per camminare. Sono due immagini che rappresentano in maniera chiara le profonde contraddizioni che attraversano il nostro Paese in tema di migranti e di lotta alla povertà. Da un lato l’umanità e quella naturale propensione ad occuparsi dell’altro. Qualcosa sempre più riconducibile ad un istinto, ad una pulsione interiore, quasi incontrollabile che alberga nel profondo dell’animo umano. Dall’altro il cinismo e la freddezza con i quali si portano avanti scelte che vengono fatte passare per razionali e sensate, ma che non fanno altro che alimentare atteggiamenti omofobi e razzisti.
Da un lato la natura umana, dall’altro la politica.

Il tema dell’accoglienza è ormai il campo in cui si gioca la partita del consenso, in un Paese dilaniato dalle disuguaglianze, dove prospera chi indica ai penultimi di prendersela con gli ultimi. Lo sgombero di via Curtatone è la rappresentazione plastica di un sistema quasi fuori controllo, di una società che ha bisogno di riflettere profondamente su sé stessa.

Può una decisione di un curatore fallimentare intervenire così profondamente sulla biografia, sul corpo e il sangue di esseri umani? Possono gli essere umani essere deportati per delibera? Restare umani deve essere la prerogativa di qualsiasi Istituzione, la burocrazia non può essere valore assoluto e soprattutto è tempo che ai migranti sia data rappresentanza politica, la possibilità di avere una voce ufficiale, perché solo riconoscendo loro il diritto di voto può essere disinnescato il pericolo di una recrudescenza degli scontri, di quella ferita che si alimenta nello scontro sulle vite umane.

L’accoglienza non è emergenza, ma una scelta di lungimiranza: tirar fuori dalla condizione di limbo decine di migliaia di esseri umani, riconoscendo loro il diritto di voto magari, li sottrarrebbe da una condizione di vittime designate, che trasforma quei corpi fatti di carne e nervi in campi di battaglia, il terreno su cui si gioca la battaglia del consenso. Una battaglia che, evidentemente, non si vuol combattere su terreni più pericolosi, più complessi, quelli dove davvero si determina il destino degli italiani. Dobbiamo avere il coraggio di sottrarre gli ultimi dalla condizione di non poter dire, di non poter esprimere e di non potersi autodeterminare.

Le immagini di piazza Indipendenza che troppo ricordano i fatti di sedici anni fa a Genova non ci rendono un Paese migliore. Quella carezza ci potrà salvare dalla condanna della Storia solo se tutti noi ci riconosciamo in essa“.

di Giupesse Massafra

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