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In troppi parlano di noi senza conoscerci!
di Ufficio Stampa CGIL Siena | Ottobre 11, 2017
📌 Da giorni, viene condiviso in rete questo post di un delegato sindacale della Cgil che scrive a Di Maio. È un pezzo di noi, del nostro mondo, la parte prevalente, fatta da delegati, appunto, iscritti, lavoratori. Il sindacato, la Cgil, sono fatti da lavoratori che si confrontano, discutono, eleggono rappresentanti con processi altamente limpidi e democratici. Ma in troppi parlano di noi senza conoscerci!
“Caro Di Maio, sono un giovane rappresentante sindacale della CGIL e come tanti altri ho scelto di impegnarmi in questo difficile compito.
Fare il rappresentante sindacale non è come pensi, ma che ne puoi sapere tu che fai politica da sempre e non hai mai lavorato seriamente sotto “padrone” un solo giorno in vita tua?
Tu credi che il sindacalista tipo sia un vecchio comunista impolverato vero? Ci vedi tutti col maglioncino e la giacca di velluto vero? Un pò come tanti piccoli Folagra (provo ad essere semplice nei riferimenti perché cosi capisci).
Pensi che siamo tutti ricchi sfondati, che percepiamo (o percepiremo) pensioni d’oro basate su calcoli che nemmeno i cervelloni della NASA hanno ancora compreso ma tu che sei un genio sai esattamente come fare.
Ci vedi tutti nei nostri uffici a fare un cazzo dalla mattina alla sera per poi andare agli incontri sindacali e cominciare a dire solo di no a quei poveri imprenditori che non riescono ad abbassare il costo del lavoro e schiavizzarci come vorrebbero.
Allora provo a spiegarti cosa fa un rappresentante sindacale, caro il mio futuro leader.
Una RSA o una RSU si alza la mattina e nel 90% dei casi va a lavorare in fabbrica, in ufficio, in posta, a scuola o in un call center. Durante la sua giornata aiuta e risponde alle domande che i suoi rappresentati gli fanno sugli argomenti più disparati.
Siamo allo stesso tempo, avvocati, consulenti, economisti, fiscalisti, psicologi ed amici. Siamo quelli da chiamare alle ore più disparate, siamo quelli che pure il sabato e la domenica non si fanno scrupolo a studiare, ad aggiornarsi ed a rispondere, siamo quelli che fanno assemblee fuori orario di lavoro senza mai pensare che sia un sacrificio. Anzi spesso sacrificano affetti e famiglie.
Siamo quelli che fanno migliaia di km con le proprie auto private per provare ad organizzare i lavoratori sfruttati nei cantieri dell TAV cosi come quelli nei campi dove ancora il capolarato esiste (ah, sono d’accordo quando dici che molti lavori spariranno ma se vuoi continuare a mangiare qualcuno bisogna che la terra la lavori!). Siamo la rete che tiene assieme i diritti sul lavoro in questo Paese.
Il nostro, caro Luigi, è un mestiere faticoso. Ti prendi insulti dai padroni, ti prendi insulti dai colleghi, ti prendi insulti dai politici come te, ma noi imperterriti ogni giorno e nella nostra imperfezione, poniamo mattoni per arginare derive, per costruire contratti e tutele e per consentire ai milioni di lavoratori di questo Paese di continuare ad avere ferie, permessi, retribuzioni, malattie, salute, sicurezza, orari di lavoro, conciliazione dei tempi di vita in linea con una esistenza dignitosa.
Ed il nostro, caro Luigi, è un mestiere cosi faticoso che nessuno vuole fare. Ma anche di questo tu, dall’alto del tuo piedistallo, non hai idea.
Sono spesso critico con la mia Organizzazione per i tanti naturali difetti che tale tipo di struttura può avere, ma non potrei fare a meno dei suoi 111 anni di storia.
E ti spiego perché caro Di Maio non potresti farne a meno nemmeno tu. Soprattutto se vuoi essere il futuro leader politico di questo Paese:
La CGIL c’era quando il secolo scorso si costruivano i primi contratti di lavoro metalmeccanici e si davano tutele ai braccianti dei campi. Quel miglioramento ha consentito a migliaia di persone di stare meglio, avere più denaro e semplicemente vivere più a lungo.
La CGIL c’era quando arrivò il fascismo e fu l’ultimo argine a cadere e mai si arrese. Ma dimentico che voi siete post ideologici (eppure la avete molto chiara la vostra ideologia).
La CGIL c’era durante la resistenza e nel periodo post bellico quando un Paese dilaniato andava ricostruito.
La CGIL c’era quando in Parlamento (quello dove tu ora siedi) si facevano leggi sulla tutela della ferie, del lavoro, sul divieto di discriminazione, su orari malattie o maternità, quando si costruivano le regole per impedire a padroni spietati di far morire i lavoratori nelle fabbriche o nelle miniere.
La CGIL c’era anche quando ha sbagliato, come nella costruzione del sistema pensionistico attuale, che parliamoci chiaro, fotterà me ma non te.
Ma la CGIL caro DI Maio, è, è stata e sarà le persone che la compongono.
E queste persone continueranno a resistere perché credono fortemente che l’unico futuro sia quello nel quale l’ultimo non viene mai lasciato indietro. Chiunque esso sia.
Solo una volta nella sua lunga storia la CGIL ed il sindacato confederale fu eliminato per decreto.
Lo fece un tale che si chiamava Benito…. ”
(l’autore è StefanoSeverino, delegato sindacale Cgil)
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