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Jobs Act: ‘Gli orizzonti della sentenza della Corte costituzionale sul contratto a tutele crescenti’
di Ufficio Stampa CGIL Siena | Dicembre 15, 2018
da fb CGIL Confederazione Generale Italiana del Lavoro
A livello politico, è prevalente l’interesse del datore di lavoro o del lavoratore? Perché tutti gli interventi legislativi sul diritto del lavoro di questi ultimi anni, di sicuro, hanno favorito la parte datoriale a scapito dei lavoratori che si sono visti comprimere e ridurre pesantemente diritti e tutele. Fino alla cancellazione da parte del governo Renzi dell’art18 col suo potere deterrente rispetto alle violazioni dei datori di lavoro.
È in gran parte intorno a questa domanda che si è sviluppato il confronto organizzato dalla Consulta giuridica della Cgil tra esperti di diritto del lavoro che si è tenuto oggi a Corso d’Italia partendo dalla recente sentenza della Corte costituzionale che è intervenuta su uno dei punti nodali del JobsAct, la quantificazione dell’indennizzo a fronte di un licenziamento illegittimo. La sentenza, che nasce da un ricorso sostenuto dalla Cgil (ecco dve eravamo e cosa facciamo, eh,) ha smontato quella quantificazione rigidamente schiacciata verso il basso e ha riaperto il dibattito anche sull’importanza della reintegra (a fronte di un licenziamento in violazione di legge) che la Cgil continua a perseguire.
Un percorso lungo, complicato, che nessun organo di informazione ha seguito o sostenuto, quello che la Cgil ha intrapreso prima e all’indomani dell’approvazione del JobsAct. Percorso che ha visto manifestazioni, scioperi, raccolte di firme, referendum bloccati dal governo in carica, la stesura di una proposta di legge di iniziativa popolare e poi tutti i ricorsi giudiziali attivati in varie sedi. Deludente invece la scelta del governo attuale e soprattutto del ministro Di Maio che pur avendo avuto l’occasione per modificare il JobsAct reintroducendo l’art.18 nel cosiddetto Decreto dignità non lo ha fatto smentendo tutte le promesse fatte in campagna elettorale.
Noi non ci arrendiamo. Non ci fermiamo qui. E ripartiamo da questa sentenza della Consulta che conferma tutte le nostre critiche e opposizioni al jobsact.
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