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La «conta» dei sindacati, nel mirino i contratti pirata
di Ufficio Stampa CGIL Siena | Settembre 19, 2019
Rappresentanza e contratti, ecco la svolta. Dopo anni arriva finalmente la misurazione e la certificazione della rappresentatività sindacale, ultimo atto di un lungo percorso avviato a partire dal 2011 da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria. Il peso delle sigle sarà determinante per le intese, stabilendo una via per dare certezza agli accordi e combattere contratti pirata e dumping. Il tema, inoltre, s’interseca ora strettamente anche con una legge sulla rappresentanza, citata espressamente dal premier Giuseppe Conte nel suo discorso programmatico in Parlamento.
La convenzione viene firmata oggi (giovedì 19 settembre) a Roma da Inps, Ispettorato nazionale del lavoro, Cgil, Cisl, Uil e Confindustria. L’appuntamento e alle ore 9.30 presso la sede Inps di Palazzo Wedekind (in piazza Colonna 366). L’Istituto nazionale di previdenza sociale raccoglierà i dati sugli iscritti (dato associativo) e, insieme all’Ispettorato, sui voti (dato elettorale): con questo mix si misurerà la rappresentatività delle sigle sindacali. La convenzione, della durata di tre anni e composta di dieci articoli, arriva dopo un lungo percorso cominciato con l’accordo interconfederale del 2011 e il protocollo successivo del 2013, attuando il Testo unico sulla rappresentanza del 2014 (poi modificato nel 2017), consentendo così di mettere in pratica le regole introdotte con quelle intese, che fissano la soglia del 5 per cento e del 50 per cento più uno per l’approvazione dei contratti.
La misurazione della rappresentatività dei sindacati, dunque, si avrà dall’incrocio tra il numero degli iscritti, attraverso le deleghe sindacali, e i risultati ottenuti alle elezioni delle Rsu, come già accade nel pubblico impiego. La media di questi due dati (ognuno varrà al 50 per cento) fornirà il peso dei sindacati. A garanzia del processo di certificazione verrà istituito un Comitato ad hoc, composto da esponenti delle parti sociali e presieduto da un rappresentante del ministero del Lavoro. Per una questione di privacy, i dati non saranno nominativi ma raccolti in forma anonima.
La firma odierna, dunque, mette in pratica quanto già concordato da sindacati e imprese nei precedenti accordi. Due i punti fondamentali: possono sedere al tavolo della contrattazione nazionale i sindacati che raggiungono il 5 per cento nel mix tra iscritti e voti; sono validi i contratti sottoscritti dalle organizzazioni sindacali che rappresentano almeno il 50 per cento più uno, ossia la maggioranza semplice, che è la medesima maggioranza richiesta per la consultazione certificata dei lavoratori (il voto cui sottoporre gli stessi accordi). Per ora la novità riguarda la platea dei contratti nazionali di categoria che rientrano nell’area di Confindustria, ma si punta a estendere le nuove regole alle altre associazioni datoriali e a misurare anche la rappresentanza delle imprese (come indicato nel “Patto della fabbrica” del 9 marzo 2018).
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