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ALPA: no ai tagli del regime di pagamento unico
di Ufficio Stampa CGIL Siena | Settembre 23, 2008
A livello europeo il 46% dei beneficiari di pagamenti diretti PAC riceve importi inferiori ai 500 euro. Questa percentuale indica un dato estremamente eloquente poiché evidenzia come sia ampia, diffusa ed alta la presenza di piccoli agricoltori nel tessuto socio-economico della U.E. e come questa grande massa di produttori rappresenti una delle basi strutturali del modello agricolo europeo.
Oltre al dato che, sono questi agricoltori che sostengono un consenso alla PAC che non può essere cancellato in particolare in questa fase di caduta, nell’opinione pubblica, della credibilità della U.E.
Si motiva questa indicazione della soglia di 250 euro per essere questa inferiore ai costi amministrativi per la gestione di detti aiuti. Tale criterio è confutabile sia sul piano dei principi che del merito non potendo essere i produttori agricoli vittime due volte: prima dell’inefficienza comunitaria appesantita dalla burocrazia e dalle procedure per l’erogazione degli aiuti e poi da scelte draconiane che non tengono conto dei diritti dei produttori agricoli e del loro ruolo socio-economico.
Il dato politico vero è che con la motivazione discutibile dei costi del servizio, vista la grande entità numerica del taglio, si persegue una ben precisa linea politica agricola: discrimanare nel settore agricolo il pluralismo del sistema a totale vantaggio di un’agricoltura fondata sulle grandi aziende, finalizzata alle produzioni di quantità ed ad una omologazione dei prodotti alimentari per i circuiti della grande rete distributiva.
Ovvero si sostiene esattamente il modello responsabile della speculazione dei prezzi dei prodotti agricoli, della forbice tra prezzo pagato al produttore e quello al consumo, della emarginazione delle aree interne e svantaggiate.
In questi anni abbiamo visto tutti l’importanza sociale ma anche economica dei piccoli produttori in termini di tutela delle tipicità, qualità, biodiversità, filiera corta e chilometri zero. L’aiuto economico, anche se di piccola entità, rappresenta per i piccoli produttori una loro legittimazione sociale ed economica nel territorio.
Per quanto riguarda il nostro rifiuto al taglio degli aiuti esso non ha carattere corporativo ed assistenziale bensì si batte per un diverso modello produttivo agricolo, per la pluralità delle agricolture nel nostro Paese, per la difesa dei consumatori oltre che per la difesa dell’occupazione e delle economie locali.
Soluzioni comunque a questo problema vi possono essere a partire dalla semplificazione delle procedure burocratiche.
Molte sono le considerazioni che si possono fare di questo provvedimento sulla politica agricola nel nostro Paese: certamente il primo effetto sarà un’ulteriore divaricazione tra l’agricoltura delle Regioni del Nord e quella del Centro Sud con una penalizzazione ulteriore per le aree montane ed interne; la perdita ulteriore della funzione sociale ed ambientale dell’agricoltura; una perdita totale della biodiversità di cui molti di questi piccoli produttori sono depositari; un ulteriore danno è certamente registrabile nella difesa del territorio da un punto di vista idrogeologico; infine si riconferma la scelta politica classista che mira a colpire sempre più il lavoro di piccoli produttori ed a favorire la grande impresa che molte volte non garantiscono nè la qualità agricola, nè l’occupazione.
La posizione dell’A.L.P.A. è di respingere queste limitazioni del tetto minimo per l’agricoltura italiana, di semplificare le procedure burocratiche sotto i 500 Euro, favorire ed incentivare l’aggregazione delle produzioni alimentari agricole, rafforzare lo sviluppo rurale con la modulazione per le grandi aziende, sostenere le produzioni agricole delle aree marginali e di montagna e le pluriattività del primario; aprire una riflessione sugli aiuti comunitari all’agricoltura in funzione del ruolo socio-econmico-ambientale che questi svolgono.
L’A.L.P.A. è impegnata su questi temi ad aprire un’ampia e partecipata discussione tra i produttori ed i lavoratori agricoli per affermare, in un momento di trasformazione e cambiamento, la centralità sociale, economica ed ambientale dell’agricoltura e dello sviluppo rurale nel nostro Paese ed in Europa.
Il Presidente dell’Alpa di Siena Claudio Franci
Argomenti: agricoltura, ALPA |