A proposito di tasse…
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Marzo 1, 2017
http://www.ow6.rassegnestampa.it/cgilipad/PDF/2017/2017-03-01/2017030135478047.pdf
Argomenti: CGIL |
Tabelle paga alimentaristi artigiani marzo 2017
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Marzo 1, 2017
Argomenti: CGIL, FLAI, servizi, tabelle paga, Ufficio vertenze |
4 marzo: proiezione del film “7 MINUTI” a Poggibonsi
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Marzo 1, 2017
SABATO 4 MARZO 2017 ore 15.45
Sala Minore del POLITEAMA – Via Trento
POGGIBONSI
DONNA E LAVORO
Una storia dei nostri giorni
Proiezione del FILM di Michele Placido
“7 MINUTI”
Interpreti: Ottavia Piccolo, Ambra Angiolini, Cristiana Capotondi, Fiorella Mannoia, Violante Placido ed altre
Il film racconta la paura di perdere il salario, di non trovare un altro lavoro. Ma soprattutto la perdita di una cultura operaia dei diritti e della solidarietà.
INGRESSO GRATUITO
Con il Patrocinio del Comune di Poggibonsi
Promossa da:
SPI-CGIL Poggibonsi e CGIL Valdelsa
Sezione Soci COOP – Poggibonsi
Centro Sociale Insieme – Poggibonsi
Auser – Solidarietà Sociale – Poggibonsi
Centro Pari Opportunità Valdelsa
Fondazione Elsa
Al termine della proiezione sarà offerto un piccolo buffet.
Argomenti: 8 marzo, donne, SPI |
Con 2 Sì tutta un’altra Italia…
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Marzo 1, 2017
Argomenti: CGIL |
33!
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Marzo 1, 2017





Argomenti: CGIL |
«Buoni» sì, ma per oscurare lavoro e tutele
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Febbraio 28, 2017
Le pensioni
Secondo lo studio, realizzato dagli esperti previdenziali del patronato, a parità di condizioni reddituali, stante l’attuale normativa che impone un tetto massimo annuo di utilizzo dei ticket di 7 mila euro (pari a 9.333 euro lordi di reddito), a 70 anni il percettore di voucher potrà contare su un assegno mensile di 208,35 euro, quasi la metà di quello del titolare di partita Iva (402,52 euro), più distante dall’importo che percepirà il collaboratore (526,15 euro) e dalla pensione del lavoratore a part time (528,89 euro). Se poi il dato del percettore di voucher viene raffrontato con quello degli agricoli, la differenza diventa rilevantissima: l’agricolo avrà una pensione di 1.019,98 euro, con una differenza rispetto al voucherista pari a 811,63 euro mensili.
Gli ultimi tra gli ultimi, come li definisce l’Inca nel dossier, i voucheristi partono svantaggiati sotto ogni punto di vista. Dati i vincoli normativi, per ogni anno di lavoro pagato con i voucher, riescono ad accantonare soltanto 7 mesi di contribuzione effettiva, presso la gestione separata dell’Inps; il che produce un effetto inevitabile a cascata, che condividono solo con i titolari di partita Iva, per i quali però l’assegno pensionistico finale risulta comunque più alto (526,15 euro).
Requisiti contributivi
Per maturare 20 anni di contribuzione, requisito minimo per la pensione di vecchiaia, i voucheristi ne dovranno lavorare quasi 35. Se poi volessero (per assurdo) raggiungere il requisito per la pensione anticipata (pari a 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini), dovrebbero lavorare (naturalmente, si tratta di un calcolo del tutto teorico) oltre 73 anni, se donna, o 74, se uomo, e rincorrere (inutilmente, potremmo aggiungere), al pari degli altri l’indice della speranza di vita, cui è legato l’adeguamento progressivo dell’anzianità contributiva. Una situazione tanto paradossale quanto drammaticamente impossibile da raggiungere. A ciò si aggiunga che non sono tutelati in caso di malattia e non hanno diritto ad alcun sostegno al reddito quando non lavorano.
Infortuni sul lavoro
Per quanto riguarda gli infortuni e le malattie professionali, formalmente il lavoratore pagato con voucher è coperto dai rischi. Perciò, a ogni evento, scatta l’assicurazione Inail che gli garantisce 32,38 euro dal quarto al 90° giorno di assenza dal lavoro e di 40,48 euro dal 91° giorno fino alla guarigione. Importi che vengono calcolati sulla base di minimali retributivi convenzionali. Stante così le cose, il voucherista può dirsi quasi “fortunato”, perché quando si fa male a causa del lavoro, paradossalmente, ricevere più di quanto guadagna in un anno, considerando che il reddito pro capite medio è di circa 450 euro netti (60 voucher), pari a 50 euro mensili e a 2,27 euro al giorno.
Ma così non è. Di fatto, le imprese non denunciano gli infortuni e corrono ai ripari, come fosse una sorta di bancomat, solo quando l’incidente è grave e, dunque, non camuffabile con una semplice malattia (per la quale non c’è tutela alcuna). Una “cattiva pratica” ampiamente sedimentata tra molte aziende, che però nella specificità dei percettori di voucher è una “regola generale”, in mancanza di qualsiasi vincolo contrattuale.
Sul piano dei dati statistici, nonostante la scarsa incidenza del fenomeno degli infortuni sul lavoro tra i percettori di voucher, va segnalato comunque che solo un anno fa, nell’aprile 2016, l’Inail ha lanciato un allarme, sottolineando come quasi sempre il pagamento del voucher coincida con il giorno della denuncia di infortunio da parte dell’impresa e non è preceduto da alcun tipo di rapporto di lavoro. Il meccanismo è semplice: il lavoratore in nero si fa male gravemente. L’azienda è costretta a tirar fuori dal cassetto il ticket di 10 euro per la copertura assicurativa, precedentemente acquistato e non utilizzato, dimostrando in questo modo di essere in regola con la legge.
Un prezzo minimo da pagare, per il massimo guadagno. Il datore di lavoro non deve rispettare alcun vincolo; né dimostrare la sussistenza di un rapporto di lavoro diverso, visto che è solo “occasionale”, potendo così continuare all’infinito a utilizzare manodopera in “nero”, senza rischi. E se arriva qualche visita indesiderata di ispettori o carabinieri, ripete la stessa sceneggiata. A tal proposito, si consideri anche che nell’attività ispettiva dell’istituto svolta nel 2016 su 20.876 aziende, sono stati “scovati” 5.007 lavoratori totalmente in nero, per lo più nei settori del terziario (3.151) e nelle attività dei servizi di alloggio e di ristorazione 1.220), dove, non a caso, si concentra il maggior utilizzo dei voucher e dove è stato rilevato oltre l’80 per cento delle denunce di infortunio.
L’Inail stesso, nel corso di un’audizione presso la commissione Lavoro della Camera, ha segnalato lo scorso 7 febbraio un preoccupante aumento degli eventi infortunistici, che investe i percettori di voucher: tra il 2012 e 2015 sono passati da 422 a 1.701; una crescita marcata e in controtendenza, ha sottolineato l’istituto, considerando “l’andamento decrescente degli infortuni, nello stesso periodo, registrato per il complesso delle categorie di lavoratori, pari a meno 14,6%”. Il che fa suppore come l’andamento delle denunce abbia accompagnato l’estensione senza limiti dell’utilizzo dei voucher e come il fenomeno infortunistico sia ancora in larga parte un terreno inesplorato, che sfugge facilmente alle statistiche ufficiali.
Analogo ragionamento vale se si prendono in considerazione i dati relativi ai decessi sul lavoro: nel periodo 2012-2015 sono morti 23 lavoratori, con una media di 6 persone ogni anno; due nel 2013, 6 nel 2014, 15 nel 2015. Il maggior numero di decessi (11 in tutto) è stato rilevato, in particolare, nel 2014. Tra questi, spicca il fatto che 16 hanno riguardato lavoratori impiegati nel settore industria e servizi e 6 in agricoltura. Per quanto riguarda il 2016, l’andamento crescente non è smentito: anche se si tratta di dati ancora provvisori (rilevati al 31 dicembre 2016 e, quindi, non ancora consolidati), l’Inail indica comunque una tendenza a un incremento sia per le denunce in complesso (1.817 casi) sia per gli eventi mortali (7 decessi).
Malattie professionali
Se per gli incidenti sul lavoro, il trend è quello finora descritto, per le malattie professionali il dossier Inca parla addirittura di totale inesistenza, considerando il gran numero di datori di lavoro in capo a ciascun voucherista. In questo caso, le possibilità di un riconoscimento da parte dell’Inail sono pari a zero. L’anamnesi lavorativa, necessaria per ricostruire le cause della malattia, si rivela un percorso impossibile da seguire, perché “l’occasionalità” della prestazione cancella ogni traccia del suo passato.
L’obolo all’Inps per la gestione del servizio
Tornando ancora per un momento agli oneri contributivi previdenziali e assicurativi obbligatori, imposti per legge sui voucher – pari a 2,5 euro sui 10 nominali – il dossier Inca segnala anche i 50 centesimi che ogni lavoratore pagato con i ticket deve versare all’Inps per la gestione del servizio reso. Considerando il numero complessivo delle vendite 2016, pari a 133 milioni e 800 mila buoni, l’Inps ha incassato quasi 67 milioni di euro solo per questa voce. “Cosa effettivamente paghi il percettore di voucher non è dato sapere – si legge nello studio realizzato dal patronato Cgil –, visto che la cosiddetta quota di servizio non è prevista, almeno al momento, per nessun’altra prestazione previdenziale. Forse la stampa del buono lavoro? Troppo caro gli costa”.
Argomenti: CGIL |
Referendum: prosegue la campagna referendaria ‘Libera il lavoro con 2 sì’.
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Febbraio 28, 2017
Ecco le date
dei prossimi volantinaggi
del mese di MARZO
in provincia di Siena.
Vieni a trovarci!
Argomenti: CGIL |
Alla fiera degli appalti
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Febbraio 28, 2017
Argomenti: CGIL |
Cgil e Ires Toscana: presentato Focus Economia Toscana 01-2017, ‘un’economia gracile e statica’
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Febbraio 27, 2017
La precarizzazione selvaggia del mercato del lavoro continua in un quadro economico toscano debole, incerto e con poche prospettive di miglioramento. Angelini, “l’utilizzo fuori controllo dei voucher dimostra che si deve cambiare rotta. La Cgil ha proposto due referendum, uno per eliminare i voucher, l’altro per la responsabilità in solido sugli appalti, con lo scopo di ridare dignità al lavoro”.Oltre 100 mln di lavoro pagato a voucher in Toscana nel 2016. In 12 mesi ne sono stati venduti 10.446.260. Anche il 2017 non è iniziato male per i buoni lavoro. Nel mese di gennaio ne sono stati venduti già 628.489, 62.520 in più di quanti ne furono venduti nel gennaio 2016, con un incremento percentuale dell’11%.
La precarizzazione selvaggia del mercato del lavoro continua in un quadro economico toscano debole, incerto e con poche prospettive di miglioramento.
“La debolezza economica della nostra regione si riversa sul mercato del lavoro che continua nell’andamento decisamente debole, per non dire depressivo”, così stamattina in conferenza stampa Fabio Giovagnoli direttore di Ires Toscana presentando il Focus Economia Toscana 01 2017.
Giovagnoli ha così continuato: con l’ormai accertato flop degli incentivi previsti nel Jobs Act, risultano evidenti i limiti e le contraddizioni di una occupazione soggetta all’impoverimento della qualità e dell’incertezza del lavoro. Continua la crescita dell’utilizzo dei voucher utilizzati in sostituzione del lavoro stabile e tutelato. La Toscana si conferma come una delle regioni che ricorre di più a questo strumento. La leggera crescita occupazionale che ci forniscono i dati ISTAT per il terzo trimestre del 2016 (+0,2%) è data essenzialmente da lavoro autonomo che compensa la rilevante perdita di lavoro dipendente che, su base tendenziale, varia da – 01% a – 1,4%. Ristagna l’occupazione che si attesta al 66% e cresce il tasso di disoccupazione dall’8,5% all’8,8%. A complicare il quadro rileviamo un peggioramento del dato relativo all’utilizzo della Cassa Integrazione Guadagni che aumenta soprattutto nel settore metalmeccanico e nella provincia di Livorno In Toscana le tendenze negative relative alla gestione del credito rimangono assolutamente a livelli di emergenza, sia per ciò che riguarda gli impieghi, sia nell’andamento delle sofferenze. Queste ultime, dopo un lieve miglioramento, mantengono un potenziale di crisi che, esploso nelle note vicende di alcuni importanti istituti di credito toscani, stenta ad invertire la tendenza”.
Così Dalida Angelini, segretaria generale di Cgil Toscana ha introdotto la conferenza stampa: “La situazione dell’economia toscana resta fragile, il problema del lavoro ci fa preoccupare. Servono investimenti, piani per il lavoro e politiche industriali: la politica eserciti il proprio ruolo, anche perché sta arrivando la rivoluzione dell’industria 4.0 che deve essere governata. L’utilizzo fuori controllo dei voucher dimostra che si deve cambiare rotta: i buoni lavoro hanno in molti casi sostituito i contratti stagionali, pagare il lavoro attraverso uno strumento che si compra in tabaccheria racconta della perdita di dignità del lavoro stesso. Su questa direzione non c’è mai fine al peggio: per questo la Cgil ha proposto due referendum, uno per eliminare i voucher, l’altro per la responsabilità in solido sugli appalti, con lo scopo di ridare dignità al lavoro. Al governo chiediamo la data per votare questi referendum, al Parlamento di discutere la proposta di legge di iniziativa popolare della Carta dei diritti universali del lavoro”.
A ruota Mirko Lami (segreterio Cgil Toscana, delega al mercato del lavoro) ha aggiunto: “Cala la Cassa integrazione ordinaria, cresce quella straordinaria. Ci sono 42 crisi aziendali al tavolo in Regione, non solo nella siderurgia, nel navale, nella cantieristica, ma anche nel commercio, vedi Unicoop Tirreno. Oltre alla mancanza di lavoro, c’è il problema che stanno finendo gli ammortizzatori sociali. Un esempio: nella provincia di Livorno, da aprile a dicembre di quest’anno, ci saranno circa 2mila lavoratori che finiranno ogni ammortizzatore, anche la Naspi. Questa questione apre un problema sociale enorme, la politica dovrà pensare a come metterci una pezza: il Jobs act non ha funzionato, più che redditi di cittadinanza qui serve lavoro vero”.
Argomenti: CGIL |
Ecco perché li trovo al tabacchi…
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Febbraio 27, 2017
Argomenti: CGIL |