Sindacati MPS: “SENZA PIÙ SCUSE”.
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Dicembre 29, 2016
Il dossier Mps continua ad essere motivo di scontro fra l’Italia e l’Unione Europea.
Assistiamo, infatti, a un confronto sempre più acceso e meno trasparente fra le Istituzioni Italiane e quelle comunitarie.
Il risultato è che le misure di volta in volta indicate nei Piani di ricapitalizzazione e in quelli industriali vengono continuamente superate da nuove indicazioni e nuove richieste, spesso sollecitate da dichiarazioni politiche a livello comunitario o di singoli Stati europei prive di parametri tecnici verificabili.
Il fatto che avvenga da parte di paesi come la Germania, che hanno abbondantemente utilizzato gli interventi statali a sostegno del settore creditizio e che continuano ad escludere dal sistema degli stress test le grandi banche regionali, risulta particolarmente insopportabile.
Il decreto approvato per tutto il Settore appena pochi giorni fa dal nuovo Governo, malgrado l’incomprensibile e colpevole ritardo degli esecutivi precedenti, non può e non deve essere messo in discussione da continui cambi di rotta e continue richieste di modifica dei provvedimenti e dei piani che non fanno altro che spostare irresponsabilmente nel tempo la partenza dei processi di risanamento e di rilancio.
Ci auguriamo che le istituzioni italiane dimostrino finalmente responsabilità e fermezza verso quella parte delle componenti europee che forse sta cercando attraverso le difficoltà del Settore bancario di provare l’inaffidabilità e l’inattendibilità del nostro Paese.
Occorre che tutti gli attori in campo si impegnino a raggiungere in tempi rapidi un punto fermo da cui far ripartire il Mps per dare un futuro agli oltre 25000 Lavoratori che hanno dimostrato come sempre attaccamento, professionalità e determinazione oltre ogni limite e a tutti quei risparmiatori e clienti che, continuando a darci fiducia, non hanno creduto alle sirene di sciacalli e avvoltoi.
All’Azienda chiediamo un forte scatto di qualità e di responsabilità, un coinvolgimento più forte dei Lavoratori e delle OOSS, una maggiore attenzione ed impegno sul fronte della comunicazione interna ed esterna, l’accantonamento di progetti sbagliati e di pratiche contrattuali divisive, l’avvio dell’effettivo rilancio commerciale dell’Azienda nel rispetto della professionalità dei colleghi e delle esigenze della clientela.
Come OOSS chiediamo con fermezza di continuare sulla strada di un confronto che a partire dalle tematiche del Piano Industriale, che ricordiamo è stato approvato pochi mesi fa dalla stessa BCE, e dagli Accordi appena siglati consenta a questa Azienda di riconsolidare il suo ruolo. Se questa impostazione dovesse venire meno sapremo reagire con assoluta determinazione.
Le Segreterie Fabi – First-Cisl – Fisac-Cgil – Sinfub – Ugl Credito – Uilca – Unità Sindacale Falcri Silcea Coordinamenti Banca MPS
Siena, 29.12.2016
Scadenza 31 dicembre: pensioni, occhio alla prescrizione!
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Dicembre 29, 2016
“Se hai una pensione superiore a 3 volte il minimo e sei stato penalizzato nella rivalutazione per gli anni 2012-2013, devi inviare all’Inps una raccomandata che blocca i termini della prescrizione visto che alcuni Tribunali hanno richiesto il pronunciamento della Corte Costituzionale in merito alla parziale rivalutazione operata dal Governo”. È questo l’appello lanciato da tempo dallo Spi Cgil della Toscana che invita i pensionati interessati a rivolgersi, prima della fine di dicembre, alle sedi del sindacato presenti sul territorio, dove sarà possibile trovare aiuto per compilare il modulo da spedire all’Inps.
Jobs Act, “non bisogna aver paura dei referendum ma di chi non vuole che i cittadini si esprimano”
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Dicembre 29, 2016

Argomenti: CGIL |
Ufficio Vertenze Rapolano Terme: ANNULLATA apertura straordinaria del 30 dicembre
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Dicembre 29, 2016
ATTENZIONE! L’apertura straordinaria dell’Ufficio Vertenze Legali di Rapolano Terme prevista per Venerdì 30 dicembre dalle ore 15,00 alle ore 18,50 è stata annullata!
Argomenti: CGIL, servizi, Ufficio vertenze |
Boom dei voucher e delle dimissioni “salva sgravi”, economia toscana in stallo.
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Dicembre 28, 2016

Argomenti: CGIL |
CAAF CGIL Toscana: lavora con noi. Candidature entro l’8 gennaio 2017
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Dicembre 28, 2016
CAAF CGIL Toscana seleziona personale da assumere con contratto a tempo determinato per le attività di COMPILAZIONE DEL 730.
Un’ottima possibilità di crescita professionale per i giovani di prima occupazione.
Requisiti: capacità informatiche – capacità relazionali – possibilità di mobilità sul territorio.
Compila il form su caafcgiltoscana.it al link ‘lavora con noi’ entro il 08.01.2107:
http://www.caafcgiltoscana.it/index.php/lavora-con-noi
Argomenti: CAAF |
Corso concorso VVFF: iscrizioni entro il 31 dicembre
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Dicembre 28, 2016
Concorso Vigili del Fuoco: la CGIL organizza un corso di preparazione.
Siena, 28 dicembre 2016 – Vi ricordiamo che la FP CGIL di Siena organizza un corso di preparazione alla preselezione del concorso per 250 posti di vigile del fuoco. Per prenotarsi al corso è possibile chiamare la CGIL di Siena allo 0577-2541 o inviare una email a spizzichi@siena.tosc.cgil.it comunicando nome e cognome, recapito telefonico e indirizzo email entro il 31.12.2016. Il corso è riservato agli iscritti CGIL (e a coloro che intendono iscriversi).
NB: il termine per presentare la domanda per partecipare al concorso (con procedura esclusivamente on-line: https://concorsi.vigilfuoco.it/) scadeva alle ore 24.00 del 15.12.2016. Bando del concorso e allegati su: http://www.vigilfuoco.it/aspx/page.aspx?IdPage=9827.
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Perché i referendum della Cgil sono ammissibili
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Dicembre 27, 2016
L’analisi – Perché i referendum della Cgil sono ammissibili
Ciò posto, e guardando ai limiti al referendum individuati dalla giurisprudenza della Corte come “impliciti” e connessi al sistema, bisogna anche notare che nessuno dei tre referendum della Cgil riguarda di sicuro “leggi a contenuto costituzionalmente vincolato”, e cioè la cui abrogazione pregiudicherebbe scelte di sostanza dovute per Costituzione: poiché tanto la materia delle sanzioni da adottarsi nel caso di licenziamenti illegittimi, tanto quella della responsabilità verso i lavoratori in caso di appalto tanto quella dell’uso del lavoro accessorio tramite “voucher” sono tutte materie rimesse alla decisione politica e discrezionale del legislatore, per cui è dunque ben praticabile un referendum abrogativo delle scelte fatte dalle leggi sin qui in vigore.
Sui singoli quesiti dei tre referendum
È poi altresì indubitabile che ciascuno dei tre referendum, su cui votare distintamente, abbia oggetto chiaramente identificato, sia omogeneo per la materia trattata e le alternative proposte agli elettori, nonché univoco negli esiti. Scendendo nel dettaglio dei singoli quesiti referendari, il referendum sul “lavoro accessorio (voucher)” mira ad abrogare le disposizioni di legge che hanno consentito un utilizzo di questo istituto improprio ed invasivo, tale da favorire forme incontrollate di precariato, in danno alla tipicità dell’utilizzo del lavoro a tempo determinato e del lavoro stagionale nonché, più ampiamente, in danno al principio, che è principio di livello europeo, per cui il rapporto di lavoro da reputarsi normale è quello a tempo pieno ed a tempo indeterminato.
Il referendum sulle “disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti”, con un quesito la cui formulazione è semplice e piana, mira invece ad abrogare disposizioni di legge con le quali è stata attenuata (e vanificata) la responsabilità datoriale verso i lavoratori appunto in caso di appalto; si può aggiungere, al riguardo che tali specifiche disposizioni limitative del rispondere in solido, di cui il quesito referendario propone l’abrogazione, sono disposizioni legislative che fanno eccezione ai principi di diritto privato, di cui dunque la proposta referendaria tende a rispristinare l’integrità. Appena più articolata, infine, è la formulazione del quesito referendario “in materia di licenziamenti illegittimi”. Ma è da osservare come ciò sia dovuto solamente, oltre che agli sviluppi non lineari, a tratti incongrui o contraddittori e persino tumultuosi della legislazione in questa materia, ad una precisa esigenza tecnica, di indole squisitamente giuridica e costituzionale.
È infatti da osservare, preliminarmente, che in “in materia di licenziamenti illegittimi”, sebbene le scelte che il legislatore italiano può compiere non siano a contenuto costituzionalmente vincolato bensì politico-discrezionali, come già detto, la presenza di una legge che sanzioni adeguatamente l’illiceità dei licenziamenti medesimi, a carico del datore di lavoro il quale abbia illegittimamente licenziato, è da ritenersi costituzionalmente necessaria. Dal momento che per il tenore inequivoco dell’art. 30 della Carta dei diritti fondamentali dell’ Unione europea (oggi avente lo stesso valore dei Trattati), “ogni lavoratore ha il diritto alla tutela contro ogni licenziamento ingiustificato”, la legislazione italiana, stante il comma 1 dell’art. 117 Cost., non può non contenere la previsione di sanzioni, ragionevoli e proporzionate, per l’ipotesi appunto di licenziamento privo di legittime giustificazioni. Il che rende impossibile un referendum il quale proponesse ipoteticamente un’abrogazione “totale” e non solo “parziale” della legislazione italiana “in materia di licenziamenti illegittimi”; poiché l’abrogazione “totale” della legislazione italiana in materia potrebbe lasciare sguarniti di tutela i lavoratori innanzi a licenziamenti “ingiustificati” e pertanto illegittimi del datore di lavoro, così infrangendo principi fondamentali del diritto europeo, sia pure solo provvisoriamente ed in attesa di ulteriori necessitati interventi del legislatore.
Sotto questo profilo, è stata addirittura una scelta obbligata quella effettuata dalla Cgil nel formulare il quesito referendario, quando il sindacato ha scelto di proporre un’abrogazione non “totale” ma solo “parziale” della legislazione “in materia di licenziamenti illegittimi”; come del resto ex professo permette il comma 1 dell’art. 75 Cost., nel discorrere di referendum per l’abrogazione “totale o parziale” delle leggi. È notorio – e ne è attestazione la copiosa giurisprudenza costituzionale sui referendum elettorali – che quando concerne leggi “costituzionalmente necessarie”, come nel caso nostro, il referendum possa essere un referendum solo di abrogazione “parziale”, e non “totale”, proprio per non cagionare vuoti legislativi i quali impediscano lo svolgimento, per sé necessario, di principi e regole costituzionali.
In questo quadro, peraltro, il referendum per l’abrogazione “parziale” della legislazione “in materia di licenziamenti illegittimi”, secondo il quesito proposto dalla Cgil, è chiaro, univoco, omogeneo e saldamente ancorato ad una “matrice unitaria”, come richiede la giurisprudenza costituzionale consolidata per l’ammissibilità. Il “sì” al quesito referendario, lungi dal rendere meno limpide e nitide le disposizioni di legge sui “licenziamenti illegittimi” che ne sono l’oggetto, ne ricomporrebbe il significato unitario, restituendo la certezza del diritto. Rispetto alle disposizioni oggi in vigore, variegate e costellate di differenziazioni immotivate quanto al trattamento dei lavoratori ed alle sanzioni applicabili a chi licenzi “illegittimamente”, il “sì” al referendum lascerebbe in vigore (quale normativa cd. “di risulta”, come la chiama la giurisprudenza costituzionale), una disciplina legislativa precisa e rigorosamente unitaria, incentrata sulla sanzione reale della reintegrazione nel posto di lavoro per la generalità dei “licenziamenti illegittimi”, in tutti i casi in cui il datore di lavoro occupa alle sue dipendenze più di cinque lavoratori.
Mentre, quanto a questa soglia dei cinque dipendenti, che rimarrebbe come soglia per l’applicazione della disciplina risultante dal “sì” al quesito referendario, c’è da notare che, anche per questo aspetto non ci sarebbe alcuna innovazione della legislazione previgente, tale da tramutare il referendum in uno strumento che trapassi gli effetti di un’abrogazione “parziale” delle disposizioni dettate dal legislatore politico. Infatti, la soglia dei cinque dipendenti di cui si discute è prevista anche oggi quando si tratti di “licenziamenti illegittimi” da parte di “impresa agricola”, segnatamente dal comma 8 dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori; ed il quesito referendario, con l’abrogazione parziale proprio del comma 8 del testo attuale dell’art. 18 dello Statuto, non farebbe altro se non allargare lo spettro applicativo di questa medesima soglia dei cinque dipendenti, rendendola applicabile (anche) ai lavoratori ed alle imprese che operano in settori diversi da quello dell’agricoltura.
Il che implica un utilizzo dell’abrogazione “parziale” tramite referendum assolutamente normale e costantemente ritenuto ammissibile. Nella prassi è divenuto persino usuale che il referendum riguardi solo una porzione di una singola disposizione legislativa al fine di restringerne, ampliarne o persino ribaltarne (ad es. con la mera cancellazione di un “non”) il significato. Anche il quesito referendario “in materia di licenziamenti illegittimi”, come gli altri proposti dalla Cgil, è dunque assolutamente ineccepibile, dal punto di vista del giudizio sull’ammissibilità della Corte costituzionale; il quale giudizio sull’ammissibilità della Corte, avendo carattere prettamente giuridico, non può né tantomeno deve essere piegato a logiche di dissenso puramente politico, le quali hanno e debbono avere, come sede naturale ove manifestarsi, solo ed esclusivamente quella, essa sì politica ma successiva, del voto che gli elettori italiani hanno da rendere su ciascun referendum in ossequio alla sovranità popolare.
Vittorio Angiolini è costituzionalista e docente dell’Università Statale di Milano
Argomenti: CGIL |
La nostra #SfidaXiDiritti
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Dicembre 27, 2016
Nessuno dei tre quesiti riguarda infatti “leggi a contenuto costituzionalmente vincolato”, e cioè la cui abrogazione pregiudicherebbe scelte di sostanza dovute per Costituzione dal momento che tanto la materia delle sanzioni da adottarsi nel caso di licenziamenti illegittimi, tanto quella della responsabilità verso i lavoratori in caso di appalto tanto quella dell’uso del lavoro accessorio tramite “voucher” sono tutte materie rimesse alla decisione politica e discrezionale del legislatore, per cui è dunque ben praticabile un referendum abrogativo di tali scelte politiche. E tra do poinel dettagli dei singoli quesiti c’è da osservare che:
➡️ il referendum sul “lavoro accessorio (voucher)” mira ad abrogare le norme che hanno consentito un utilizzo improprio ed invasivo di questo strumento nato per i piccoli lavoretti e finito a favorire forme incontrollate di precariato, in danno al principio, che è principio di livello europeo, per cui il rapporto di lavoro da reputarsi normale è quello a tempo pieno ed a tempo indeterminato.
➡️ Il referendum sulle “disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti”, con un quesito la cui formulazione è semplice e piana, mira invece ad abrogare disposizioni di legge con le quali è stata attenuata (e vanificata) la responsabilità datoriale verso i lavoratori appunto in caso di appalto; si può aggiungere, al riguardo che tali specifiche disposizioni limitative del rispondere in solido, di cui il quesito referendario propone l’abrogazione, sono disposizioni legislative che fanno eccezione ai principi di diritto privato, di cui dunque la proposta referendaria tende a rispristinare l’integrità.
➡️ Appena più articolata è la formulazione del quesito “in materia di licenziamenti illegittimi”. Ma ciò è dovuto, oltre che agli sviluppi non lineari, a tratti incongrui o contraddittori e persino tumultuosi della legislazione in questa materia, ad una precisa esigenza tecnica, di indole squisitamente giuridica e costituzionale. La presenza di una legge che sanzioni adeguatamente l’illiceità dei licenziamenti medesimi, a carico del datore di lavoro il quale abbia illegittimamente licenziato, è da ritenersi costituzionalmente necessaria. L’art. 30 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea – che oggi ha lo stesso valore dei Trattati – stabilisce che “ogni lavoratore ha il diritto alla tutela contro ogni licenziamento ingiustificato”. Come può la legislazione italiana non contenere la previsione di sanzioni, ragionevoli e proporzionate, per l’ipotesi appunto di licenziamento privo di legittime giustificazioni?
Noi siamo convinti della legittimità dei Referendum oltre che della loro necessità per riportare il diritto del lavoro a tutelare la parte più debole dei rapporto di lavoro, i lavoratori.
È la nostra #SfidaXiDiritti
Argomenti: CGIL |
Auguri di Buone Feste
By Ufficio Stampa CGIL Siena | Dicembre 23, 2016
Il lavoro senza diritti
è come un albero di natale
senza addobbi.
Auguri di Buone Feste
Argomenti: CGIL |