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FIAT: Camusso, Marchionne farebbe bene a fermarsi. Serve il consenso, non l’autoritarismo

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Gennaio 17, 2011

FIAT: Camusso, Marchionne farebbe bene a fermarsi. Serve il consenso, non l’autoritarismo
La leader della CGIL in un’intervista al quotidiano ‘La Repubblica’ in merito al referendum di Mirafiori, fa sapere che: “gli operai coinvolti dalle nuove regole hanno votato ‘no’ in maggioranza”, ora afferma “spetta alla FIAT meditare sul risultato”
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» Testo accordo » 28 gennaio, Sciopero Generale FIOM CGIL
» Direttivo Nazionale: VIDEO 12 intervento Segretario Generale – Documento conclusivo
17/01/2011 da www.cgil.it

Camusso, nelle parole di molti dirigenti FIOM e CGIL sembra che al referendum di Mirafiori abbia perso Marchionne. Non è troppo? Marchionne sarebbe stato sconfitto perché non ha stravinto?
«Non si può dire una cosa simile e io, infatti, non la dico. Penso, però, che il progetto della FIAT non abbia raccolto il consenso degli operai».

Susanna Camusso, Segretario Generale della CGIL, sta concludendo la sua interminabile giornata. Notte insonne ad aspettare il risultato di Torino, poi la lunga riunione del Direttivo confederale con un via libera, sorprendentemente senza alcun voto contrario, alla proposta per la rappresentanza sindacale. Questa sì, una sua vittoria. Volto stanco, una sigaretta dopo l’altra nel suo ufficio che ancora risente del recente passaggio delle consegne tra Guglielmo Epifani e lei.
«Non si può ragionare come se fosse una partita di calcio in cui vince chi fa più gol. E nemmeno la vita in una fabbrica assomiglia a una partita di pallone. Non si governa un luogo di lavoro con l’autoritarismo. Ecco, a Marchionne vorrei dire di fermarsi. Basta strappi. Ora non è un sindacato che ostacola il suo progetto, ora sono i lavoratori che gli hanno detto che non si può andare avanti così».

Ma al referendum hanno prevalso i sì. Lei riconosce il risultato?
«Certo che lo riconosco. Ma riconoscere il voto significa anche guardare come è composto. Perché tra gli operai la distanza tra il “sì” e il “no” è stata di soli 9 voti. E se si guarda al voto degli operai, quelli del montaggio e delle lastrature, che direttamente vedranno cambiare le loro condizioni di lavoro dall’accordo ad excludendum, si vede che lì il “no” prevale. Questo vuol dire che il voto è determinato dalla condizione personale».

Resta il fatto che ha vinto il sì.
«D’accordo, ma qualunque persona ragionevole vede che da Mirafiori arriva anche un altro messaggio: non c’è solo il comando autoritario nei confronti dei lavoratori. Nessuno riuscirà a convincermi che l’autoritarismo è più efficiente a produrre qualità nel processo e nei prodotti di quanto possa esserlo una condizione consensuale».

La FIOM dovrebbe firmare l’accordo?
«Non è questa la questione. Dobbiamo continuare a ragionare insieme su come si fa a stare dentro la fabbrica. Il problema riguarda anche CISL e UIL perché non penso che si possa subire l’accordo così com’è togliendo ai lavoratori il diritto di eleggere i propri rappresentanti. Abbiamo un anno di tempo per trovare una soluzione».

Si deve riaprire la trattativa?
«Spetta alla FIAT meditare sul risultato. Io penso che una fabbrica non si governa con il comando e contro i lavoratori. E domando al “governo tifoso”: è questo il modello di Paese che propone?».

Considera quello degli operai di Mirafiori un “voto di classe”?
«E´ un voto di condizione. Il problema di oggi non è tanto quello della classe quanto quello dell’unità dei lavoratori e del lavoro. La scomposizione del lavoro è stata così complicata che non si può interpretare con le categorie tradizionali».

Marchionne parla di scelta lungimirante da parte dei lavoratori contro l’immobilismo di chi parla e aspetta. Di fatto ha detto che è stato un voto contro la CGIL.
«Marchionne continua la sua campagna contro il Paese e continua a giudicare questo Paese immobile. Io credo che non si possa caricare sui cinquemila lavoratori di Mirafiori quello che lui reputa un cambio positivo».

Cosa farete quando la FIAT vi proporrà le stesse condizioni per gli stabilimenti di Cassino, Termoli e Melfi?
«Non so se succederà. Ho il timore che, senza un vero piano industriale, si andrà avanti così, a strappi. Confido però che persone intelligenti, come Marchionne, comprendano che, dopo il voto, non si può riproporre questo schema. Direi a Marchionne di fermarsi».

Chiuse le urne, cosa pensa dell’atteggiamento della sinistra politica in questa vicenda?
«Che non ha un’idea, che non ha una bussola. Ho visto una enorme invasione di campo. Eppure alla politica non spetta schierarsi con l’una o l’altra posizione sindacale. La politica dovrebbe dire qual è l’idea di paese che propone. Anche per i lavoratori di Mirafiori. Va da sé che questo vuoto vale soprattutto per la maggioranza e il governo che ha anche rinunciato a svolgere il suo ruolo istituzionale. Ma in quale altro paese del mondo il premier avrebbe detto le cose che ha detto Berlusconi!».

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FIAT: Camusso, bocciato modello autoritario, serve consenso

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Gennaio 15, 2011

FIAT: Camusso, bocciato modello autoritario, serve consenso
All’indomani del referendum di Mirafiori il Segretario Generale CGIL, nel corso del Direttivo Nazionale, ha affermato “ora subito accordo pattizio su regole democrazia e rappresentanza”.
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» A Mirafiori vince il sì con il 54%. Decisivo voto degli impiegati
» Testo accordo » 28 gennaio, Sciopero Generale FIOM CGIL
» Direttivo Nazionale: VIDEO 12 intervento Segretario Generale – Documento conclusivo
15/01/2011

da www.cgil.it

“Il voto di Mirafiori, per il quale Rsu e iscritti FIOM si sono spesi, dimostra che non c’è la possibilità di governare la fabbrica senza il consenso dei lavoratori e quindi nega il ritorno del modello autoritario delle fabbriche-caserme. Sappiano Marchionne e Confindustria che così non si governa. Si tratta di un voto che conferma l’esigenza di definire regole di rappresentanza e democrazia per tutti”. Lo ha dichiarato questa mattina il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, in un passaggio della sua relazione introduttiva al Direttivo Nazionale convocato a Roma per discutere la proposta della Confederazione su democrazia e rappresentanza, all’indomani del voto di Mirafiori.

Analizzando nel dettaglio il voto espresso dai lavoratori dello stabilimento torinese, Susanna Camusso ha spiegato che “tra gli operai direttamente interessati alla produzione è prevalso il no”. Il totale dei voti contrari all’accordo firmato da tutti i sindacati, ad eccezione della FIOM, si è attestato su 2.307 no. “Siccome la FIOM a Mirafiori ha circa 600 iscritti – ha affermato Camusso -, e ha ottenuto oltre 900 voti all’ultima elezione delle Rsu, l’area dei voti contrari è molto più vasta, una rappresentanza che va molto oltre”.

Il Segretario Generale della CGIL, anche alla luce di questo risultato a Mirafiori, ha detto che “l’obiettivo è raggiungere un accordo con gli altri sindacati e le associazioni di impresa sulle regole della rappresentanza e sulla democrazia. L’accordo pattizio dovrà essere la base di una legge che abbia valenza ‘erga omnes’”. Rivolgendosi al mondo politico, il Segretario Generale, a proposito della legge sulla rappresentanza, ha invitato ad “una coerenza con le scelte assunte dalle parti sociali”. La CGIL chiede quindi un sostegno diretto alla sua proposta che possa finalmente dare attuazione all’articolo 39 della Costituzione sui temi della rappresentatività e della rappresentanza. Su questo punto, Camusso ha annunciato che “da oggi partirà una grande campagna nazionale per la democrazia” e ha invitato tutta la CGIL “a mobilitarsi per avere la piena riuscita dello Sciopero Generale dei metalmeccanici promosso dalla FIOM per il 28 gennaio”.

Rivolgendosi al Segretario Generale della CISL, Raffaele Bonanni, il leader di Corso d’Italia ha detto che “la CGIL è sempre stata d’accordo con il concetto di pluralismo sindacale. Ma il pluralismo va riconosciuto sempre, ed è in contraddizione con gli accordi ad excludendum”. Per quanto riguarda la proposta organica sulla rappresentanza e sulla democrazia, “la CGIL si misura attraverso novità con quanto è successo a partire dallo strappo sulle regole del modello contrattuale del 2009. Per questo – ha spiegato – ci esercitiamo sulla funzione del mandato e dell’allargamento della coalizione per non lavorare nella logica dell’esclusione, insieme al tema della libertà dei lavoratori di scegliere ed eleggere i loro rappresentanti attraverso la generalizzazione del voto delle Rsu”. Questi i contenuti della proposta sui temi della rappresentanza e della democrazia su cui si dovrà esprimere in serata il direttivo. “Ma – ha concluso il Segretario Generale – il tempo della discussione è finito. Il tempo della decisione è oggi”.

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Su dati INPS, qualità CIG è “drasticamente peggiorata”

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Gennaio 14, 2011

Lavoro: CGIL su dati INPS, qualità CIG è “drasticamente peggiorata”
L’istituto di previdenza rivela che l’uso effettivo della Cassa integrazione, nei primi dieci mesi del 2010 si è fermato al 48% del totale delle ore autorizzate alle aziende, ma per la CGIL la “vera notizia” è che si consumeranno almeno 600 milioni di ore di CIG
13/01/2011 da www.cgil.itLa qualità della Cassa integrazione è “drasticamente peggiorata”, diminuisce infatti l’ordinaria a fronte di una continua esplosione della straordinaria e di quella in deroga. Così il Segretario confederale della CGIL, Fulvio Fammoni, commenta i dati sul tiraggio della Cassa integrazione nei primi dieci mesi dello scorso anno diffusi dall’INPS. L’istituto di previdenza rivela infatti come l’uso effettivo della Cassa integrazione si sia fermato al 48% del totale delle ore autorizzate alle aziende, ossia 495,2 milioni su un miliardo e 86 milioni.

Nello specifico, fa sapere l’INPS, per la Cassa integrazione ordinaria su 100 ore autorizzate ne risultano utilizzate il 52,5% mentre si fermano al 46,5% quelle autorizzate per Cassa integrazione straordinaria e in deroga.

Ma la vera notizia, secondo il dirigente sindacale è che, anche nel 2010, si consumeranno almeno 600 milioni di ore di CIG, “si ripete quindi – spiega Fammoni – per il secondo anno consecutivo, il gravissimo dato del 2009 su settori produttivi già in enorme difficoltà e su lavoratori che ormai da due anni vivono con circa 700 euro al mese”.

Per Fammoni, queste sono le premesse del 2011, se, afferma “non ripartono i consumi, la produzione e lo sviluppo” questa, aggiunge il sindacalista “è la realtà gravissima dell’occupazione italiana che viene sistematicamente oscurata” e, puntando il dito contro il governo, prosegue “è questo quello di cui non si occupa, perché non vuole e perché non può, un governo in crisi e che addirittura in questa situazione dice che è meglio che le imprese italiane vadano all’estero”.

Nel concludere Fammoni ricorda che la mobilitazione della CGIL, per contrastare i danni di questo governo, “prosegue con l’iniziativa straordinaria delle ‘marce per il lavoro’ che partiranno a giorni nei territori”.

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FIAT: Mirafiori nel giorno del referendum

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Gennaio 13, 2011

FIAT: Mirafiori nel giorno del referendum
CGIL, no ad un accordo che tocca materie indisponibili come: il diritto di sciopero o l’esclusione dalla fabbrica di un sindacato, la FIOM. Si comincerà a votare dalle 22 di questa sera fino a domani pomeriggio.
Camusso, straordinario torto nei confronti dei lavoratori » Testo dell’accordo
13/01/2011 da www.cgil.it

I circa 5.400 lavoratori dello stabilimento FIAT di Mirafiori saranno oggi chiamati ad esprimere il loro giudizio sull’accordo raggiunto il 23 dicembre scorso da sindacati e azienda, senza il consenso della FIOM CGIL. Un accordo, secondo il Segretario Generale della CGIL, “negativo” poiché, viola innanzitutto due principi: la libertà dei lavoratori di scioperare e di organizzarsi sindacalmente, quindi, per la sindacalista, “è evidente che si sta commettendo uno strardinario torto ai lavoratori”.

A poche ore dal referendum (i primi lavoratori, infatti, saranno chiamati al voto alle 22 di questa sera, gli ultimi domani pomeriggio),  è chiara l’indicazione di voto della CGIL: “no” ad un accordo che calpesta la libertà dei lavoratori e delle lavoratrici di decidere a quale sindacato aderire e di eleggere i propri rappresentanti in azienda. “No” ad un accordo che annulla il Contratto nazionale di lavoro e che peggiora le condizioni di fabbrica; che lede ogni diritto di sciopero e riduce la retribuzione a chi si ammala. Rivolgendosi alle tute blu dello stabilimento FIAT Torinese, Susanna Camusso, senza azzardare previsioni sulla consulta referendaria, ha dichiarato “sono consapevole che hanno di fronte una scelta difficile, perché il referendum è stato presentato in definitiva come una scelta per il posto di lavoro ma, pur rispettando questo ‘travaglio’, credo che sia giusto ribadire che l’accordo è sbagliato e che si debba quindi votare no”.

Qualunque sia l’esito del referendum, il leader della CGIL, ha sottolineato “in quella fabbrica la FIOM CGIL tornerà” e facendo riferimento alle scelte di Sergio Marchionne ha affermato, “evitiamo di attribuire all’amministratore delegato della FIAT il potere di cancellare la storia, le tradizioni e le organizzazioni del nostro Paese”, la FIOM “è una grande organizzazione con migliaia di iscritti, non è che viene cancellata così”. Inoltre, rispetto alle dichiarazioni di ieri del Presidente del Consiglio, Camusso ha accusato Berlusconi di fare spettacolo, abdicando da tempo al suo mestiere, “non me l’aspettavo”, ha dichiarato la dirigente sindacale, “perché in un Paese normale, un Governo, di fronte ad un’impresa che vuole fare investimenti, avrebbe agito diversamente: avrebbe chiamato l’impresa verificando gli investimenti. Invece di fare tutto ciò, si continua a fare spettacolo” ha concluso.

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Governo: Camusso, nessun premier si augurerebbe di perdere la più grande azienda del paese

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Gennaio 12, 2011

Governo: Camusso, nessun premier si augurerebbe di perdere la più grande azienda del paese
Necessario ridare prospettiva ai giovani e costruire un welfare inclusivo
» Crisi: Camusso, contrattazione sociale territoriale fondamentale per ridurre le disuguaglianze sociali
» Temi della contrattazione: Casa (Video), Sanità (Video), Infanzia (Video), Sostegno al reddito (Video), Patti antievasione, Migranti » Linee guida per la contrattazione sociale
» FOTO: prima e seconda giornata / VIDEO: Interventi Camusso
12/01/2011 da www.cgil.it

E’ il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, a chiudere, con il suo intervento, la seconda Assemblea Nazionale delle Camere del Lavoro. Lo fa sottolineando l’importanza della contrattazione sociale territoriale, argomento di dibattito di queste due giornate, centrale nella costruzione di un welfare inclusivo, presupposto per il benessere, ma anche motore dello sviluppo del territorio. Quello a cui dobbiamo puntare, ha spiegato Camusso, è un welfare in grado di costruire una reale cittadinanza, per i lavoratori italiani e stranieri, ma soprattutto per i giovani, perché, come ha aggiunto la dirigente sindacale, c’è il rischio di trovarci difronte ad una generazione che pensa di non avere nulla da perdere, con tutti i rischi che ne conseguono.

Il paese, Secondo Camusso, deve interrogarsi sul ‘movimento’ dei giovani che ha riempito le piazze durante questo autunno, e sul debito che grava, purtroppo, sulle nuove generazioni. Un debito che si misura nelle poche prospettive previdenziali, nei tagli all’istruzione, nell’idea dell’impiego pubblico parassitario e nel disinvestimento che sta consegnando ai nostri futuri cittadini un territorio in perenne pericolo. Secondo la leader della CGIL, bisogna inoltre sconfiggere l’egoismo sociale che è nato dai modelli della globalizzazione, dove tutto sembra vicino, ma in realtà si rischia di rimanere soli.

Discutendo delle prospettive per il futuro, il Segretario Generale della CGIL ha poi voluto rispondere alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, secondo il quale, in caso di vittoria dei no al referendum di Mirafiori, la FIAT, farebbe bene a lasciare l’Italia. “Io non conosco – ha detto Camusso – un Presidente del Consiglio, di nessun paese, che si augura che se ne vada il più grande gruppo industriale”. ”E mi piacerebbe – ha aggiunto Camusso – che non solo noi, ma anche il mondo delle imprese e della politica, dica che se questa è la sua idea del Paese è meglio che se ne vada”.

Nel criticare l’azione di governo Camusso ha poi puntato il dito contro il Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che “ci spiega come il governo non ha compiti se non uno: per l’ennesima volta cambiare la Costituzione, cambiare l’articolo 41”. “Questo – ha aggiunto la leader di Corso d’Italia – la dice lunga sulla cultura che si sta affermando, cioè se ho un problema non lo affronto ma lo aggiro per raggiungere qualche altro obiettivo”. “Il ministro dell’Economia – dice ancora Camusso – che già aveva fatto una straordinaria scoperta sul fatto che la crisi c’è ancora, oggi ha scoperto che c’è un possibile declino del Paese. Vorremmo – ha sottolineato ulteriormente il Segretario Generale – un governo che avanzi qualche proposta per governare e non che cambi la storia del Paese”.

Esiste un punto, ha concluso Camusso, fondamentale per il sindacato “noi abbiamo sempre avuto una bussola: non si può mai mettere in discussione la dignità delle persone, ma lo stesso deve valere anche per la dignità del Paese”.

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Crisi: Camusso, contrattazione sociale territoriale fondamentale per ridurre le disuguaglianze sociali

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Gennaio 12, 2011

Crisi: Camusso, contrattazione sociale territoriale fondamentale per ridurre le disuguaglianze sociali
Nell’aprire la seconda Assemblea delle Camere del Lavoro, in corso a Chianciano Terme, il Segretario Generale della CGIL parla di democrazia sindacale e affronta la questione FIAT, accusando Marchionne di “insultare ogni giorno il Paese” non rendendo noto il vero piano ‘Fabbrica Italia’ » Volantino
» Temi della contrattazione: Casa (Articolo Video), Sanità, Infanzia, Sostegno al reddito
» FOTO / VIDEO: Intervento Camusso
» Diretta video su CGILtv
11/01/2011 da www.cgil.it

Nel 2011 il tema della contrattazione sociale territoriale assume una centralità senza precedenti. Ciò, in ragione degli effetti dei tagli lineari operati dal Governo e nell’attesa di un 2012 ancora più difficoltoso, per le conseguenze della crisi, per il crescere della disoccupazione, soprattutto giovanile, per la sempre maggiore difficoltà, da parte degli enti locali in mancanza di risorse, di costruire un welfare inclusivo. Con questo monito il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, ha aperto la seconda Assemblea Nazionale delle Camere del Lavoro, una due giorni interamente dedicata al tema della contrattazione sociale territoriale.

Secondo la leader della CGIL, oggi, siamo di fronte ad una situazione “che abbiamo temuto a lungo e che, nel corso dei mesi, abbiamo visto verificarsi, cioè: il progressivo spostamento del costo della crisi sulle spalle dei lavoratori e dei cittadini più deboli”, a causa soprattutto, ha spiegato Camusso, di un Governo “che non ha voluto nè gestire nè contrastare la crisi stessa”. In una situazione non positiva e che potrebbe peggiorare, il Segretario Generale della CGIL ha voluto però sottolineare che “si può difendere questo paese e attrezzarlo rispetto alla crisi” e ricollegandosi hai temi di ‘come si sta nel  territorio’, ha aggiunto, “bisogna smettere di alimentare le divisioni” e prendere in seria considerazione tutti gli elementi di un profondo malessere economico e sociale, come lo scoraggiamento di chi cerca lavoro. “Questo si può fare – ha detto Camusso – decidendo di spostare due equilibri”, fortemente garantiti dalla attuale maggioranza di Governo. Il primo, quello fiscale, introducendo la patrimoniale alla francese e smettendo di prelevare maggiormente dai redditi dei dipendenti e dei pensionati; il secondo, procedendo ad una riforma fiscale che abbassi la tassazione sul lavoro.

Camusso è poi intervenuta sulla complessa questione della democrazia sindacale, chiedendo: “si può immaginare un confronto tra le parti sociali senza affermare con chiarezza che il sistema delle relazioni è basato sul reciproco riconoscimento e sulla libertà dei lavoratori di decidere a che sindacato vogliono appartenere?”. A questo proposito, la dirigente sindacale ha affermato di sapere che in molti, anche all’interno di  Confindustria, si sono espressi per il mantenimento delle regole dell’accordo del ’93, “e vediamo – ha detto – gli imbarazzi nel sostenere la linea della FIAT”.

Rivolgendosi poi all’amministratore delegato, Sergio Marchionne,  la dirigente sindacale ha accusato “insulta ogni giorno il Paese”, non rendendo noti i veri dettagli del piano ‘Fabbrica Italia’. “Se FIAT può tenere nascosto il piano – ha spiegato Camusso  – è anche perché c’è un Governo che non fa il suo lavoro, ma è ‘tifoso’ e promotore della riduzione dei diritti”.

A pochi giorni dall’inizio del referendum tra i lavoratori dello stabilimento torinese FIAT di Mirafiori, Camusso ha dichiarato che, “la vittoria dei sì, è un risultato che non ci auguriamo, ma che non possiamo escludere”, e che, il tema centrale su cui riflettere è “come il giorno dopo evitare le conseguenze di quell’accordo. Lo dobbiamo soprattutto a quei lavoratori che voteranno no”, come la Confederazione ha indicato.
Nel concludere, dal palco dell’Assemblea delle Camere del Lavoro, la leader della CGIL ha avvertito “non si può ripartire e costruire un’altra storia dal di fuori” poiché, ha sottolineato “le alleanze esterne sono importanti e vanno costruite, ma – ha detto Camusso – se non siamo dentro le fabbriche a costruire le tutele diventiamo dipendenti da altri”.

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SPI CGIL Asciano e Rapolano Terme: assemblee e questionari ai pensionati

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Gennaio 11, 2011

Nei prossimi giorni nei Comuni di Asciano e Rapolano Terme si terranno assemblee di tutti i pensionati residenti, nel corso delle quali saranno presentate le modalità e gli scopi di una consultazione che lo SPI-CGIL intende promuovere.

Tale iniziativa, che troverà compimento attraverso un questionario anonimo che sarà distribuito e recapitato a domicilio a tutti i pensionati, si prefigge lo scopo di approfondire il quadro complessivo della situazione socio-economica, ma anche culturale, che donne e uomini ormai in pensione si trovano ad affrontare nella vita quotidiana del loro luogo di residenza.
 
La grave crisi economica, la caduta del potere d’acquisto, le pensioni ferme ormai da moltissimi anni, ma anche le ristrettezze economiche degli Enti Locali, stanno determinando un serio arretramento delle condizioni di vita della terza età.

Problemi ancora più gravi ed impellenti si presentano quando vi sono persone che necessitano di assistenza più o meno continua ed in particolare nei casi di alzheimer in costante aumento con l’innalzamento dell’età media di vita.

Abbiamo la fortuna di vivere in territori e contesti nei quali oggettivamente vi è stata un’attenzione non marginale ai bisogni delle categorie più deboli. Ma non per questo dobbiamo abbassare la guardia nel momento in cui, ed è sotto gli occhi di tutti, le differenze sociali tra chi ha tanto e chi invece ha poco o nulla si allargano sempre di più.

Per tutto ciò lo SPI-CGIL pensionati intende portare avanti nei confronti delle Istituzioni, e di tutti quei soggetti che possono interagire con la categoria, un’azione molto determinata. Un’azione non solo rivendicativa ma anche propositiva.

Per questo i risultati che emergeranno dalla consultazione attraverso i questionari saranno uno strumento prezioso che consentirà all’organizzazione sindacale di confrontarsi con sempre maggiore cognizione di causa sulla reale situazione socio economica della categoria alla luce anche dell’acceso dibattito di questi giorni originato dall’annunciato aumento delle rette nelle residenze assistite e protette nel Comune di Siena e al quale sembra voglia accodarsi anche il Comune di Asciano.

 Lega Spi-Cgil di Asciano-Rapolano

Siena, 12 gennaio 2011

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CGIL: 11 e 12 gennaio Assemblea Nazionale Camere del Lavoro

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Gennaio 11, 2011

CGIL: 11 e 12 gennaio Assemblea Nazionale Camere del Lavoro
Territorio e Contrattazione sociale questo il tema al centro della seconda Assemblea delle CdL, che vedrà confrontarsi i vertici delle oltre 130 Camere del Lavoro, insieme alle strutture regionali e alle categorie nazionali.
» Volantino
» Segui la diretta video su su CGILtv
10/01/2011 da www.cgil.it

Al via domani le due giornate della seconda Assemblea Nazionale della Camere del Lavoro. Un appuntamento convocato dalla Confederazione per discutere, come recita lo stesso titolo, di ‘Territorio e Contrattazione sociale’ e per mettere a confronto idee, proposte ed esperienze. Una due giorni che si inserisce nell’impegno che la CGIL ha assunto, a partire dalla Conferenza d’Organizzazione del 2008, per il suo reinsediamento, fondato sulla centralità del territorio e sulla confederalità che si realizzi attraverso la contrattazione sociale sia a livello nazionale, attraverso il confronto con il Governo e la Conferenza delle Regioni, che a livello regionale e locale.

I vertici delle oltre 130 Camere del Lavoro, insieme alle strutture regionali e alle categorie nazionali, si ritroveranno domani e dopodomani, presso il Centro Congressi Excelsior di Chianciano Terme, per confrontarsi sulle esperienze registrate in questi anni di crisi e sugli obiettivi alla base della contrattazione sociale. In un 2010 caratterizzato dalla crisi, la contrattazione sociale territoriale è stata, infatti, spesso l’unico strumento di risposta per contrastare nuove disuguaglianze, rispondere alle nuove domande di disoccupati e cassaintegrati, tariffe e politiche della casa, per difendere quindi condizioni di vita che la crisi avrebbe reso impossibili. Ma la contrattazione sociale, che la crisi ha caratterizzato come ‘difensiva’, ha come obiettivo generale la necessità di affermare responsabilità pubblica e cittadinanza attiva, inclusione sociale e rispetto dei diritti umani, equità nell’allocazione delle risorse pubbliche e uguaglianza nell’accesso alle opportunità, trasformare i favori e le clientele in diritti di cittadinanza, promuovere trasparenza e rispetto delle regole.

CGILtv. Sarà possibile seguire in diretta video sul portale CGIL.it tutti gli interventi che si succederanno nelle due giornate di confronto. Inoltre, per chiunque sarà interessato a trasmette in altri siti la diretta dell’evento forniamo qui di qui di seguito le informazioni tecniche necessarie (clicca qui).

Programma. I lavori della seconda Assemblea Nazionale delle Camere del Lavoro si terranno a Chianciano Terme presso il Centro Congressi Excelsior in Via Sant’Agnese 6. Si comincia domani, quindi, martedì 11 gennaio alle ore 9.30 con la relazione introduttiva del Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, alla quale seguirà l’apertura del dibattito. Nella seconda e conclusiva giornata, mercoledì 12 gennaio, la CGIL dedicherà una sessione specifica sugli studenti e sui giovani alla luce della mobilitazione in campo. I lavori saranno conclusi da Susanna Camusso, nel pomeriggio, intorno alle ore 17.30.

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Giovani: disoccupazione record al 28,9%

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Gennaio 10, 2011

Giovani: disoccupazione record al 28,9%
Per la CGIL si tratta di “un dato allarmante” che rivela una vera e propria “emergenza nazionale”. Necessari provvedimenti immediati che costruiscano opportunità di “buona occupazione”
» Campagna ‘Giovani NON PIU’ disposti a tutto’
10/01/2011 da www.cgil.it

Un giovane su tre è disoccupato. Un dato allarmante, che emerge dalla rilevazione dell’ISTAT su ‘occupati e disoccupati’, resa nota negli scorsi giorni, che fotografa la situazione a novembre 2010. Secondo l’istituto di ricerca statistica, con la percentuale record del 28,9% di disoccupazione giovanile (cioè compresa tra i 15 e i 24 anni), si è raggiunta la punta più alta dal 2004, data di inizio delle serie storiche. Un dato che, inoltre, cresce dall’ottobre 2010 dello 0,9% e rispetto al novembre 2009 del 2,4%, mostrando, purtroppo, anche un ‘trend’ positivo.

Si raggiunge in questa maniera una nuova soglia, passando da un quarto ad un terzo, nelle stime di quanti giovani sono senza lavoro. Un fatto che conferma tutte le preoccupazioni espresse dal sindacato, negli scorsi mesi, per voce del Segretario Generale, Susanna Camusso, sul futuro dei giovani nel nostro paese, un tema a cui la CGIL ha voluto dedicare la manifestazione nazionale del 27 novembre scorso, ma anche un’importante campagna di informazione e mobilitazione, ‘Giovani non + disposti a tutto’.

Alla sconfortante contabilità si aggiunge anche un giudizio di natura qualitativa sulle forme dell’occupazione, come ha sottolineato il Segretario Confederale, Fulvio Fammoni, a commento delle rilevazioni ISTAT, come il poco lavoro che, in questo periodo si è creato, sia, oltretutto, “quasi esclusivamente precario o frutto della regolarizzazione di lavoratori stranieri, ovvero è lavoro che già esisteva”. Secondo il dirigente sindacale “quello odierno è il quadro di una vera e propria emergenza nazionale” e sarebbero necessari provvedimenti che possano “bloccare subito la caduta dell’occupazione”, abbandonando gli slogan, affrontando il problema con serietà e determinazione e costruendo opportunità di “buona occupazione”.

Anche guardando al panorama europeo non sembrano esserci dati incoraggianti per il giovani italiani, perché se è vero che esistono paesi, come ad esempio Olanda, Danimarca, Austria e Germania, in cui il dato sembra essere inferiore o vicino al 10%, come rendono noti i dati EUROSTAT, fermi però con le stime al 2009, l’Italia si posiziona tra gli ultimi, in compagnia di Spagna e Svezia.

A commentare con preoccupazione i dati ISTAT, sulla disoccupazione giovanile, è anche Ilaria Lani, responsabile delle politiche giovanili della CGIL Nazionale, secondo la quale siamo di fronte “all’ennesimo bollettino di guerra” rispetto al quale “il Governo continua a non fornire risposte”. Quella che i giovani vivono oggi, ha aggiunto Lani, è “una vera e propria emergenza, considerato che i giovani sono i primi ad esser espulsi dal mercato del lavoro e laddove riescono a rientrare subiscono oggi, ancor più che in precedenza, la morsa della precarietà”. “L’unica buona notizia – ha concluso la sindacalista – è che i giovani del nostro paese hanno ripreso la parola e con le prossime iniziative della Campagna ‘Giovani non + disposti a tutto’ vogliamo continuare a combattere la precarietà e riconquistare lavoro e diritti per le nuove generazioni”.

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150° Unità d’Italia: De Luna, una patria civile per italiani e no. È questa la Nuova Italia

By Ufficio Stampa CGIL Siena | Gennaio 8, 2011

150° Unità d’Italia: De Luna, una patria civile per italiani e no. È questa la Nuova Italia
Intervista allo storico Giovanni De Luna in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia: “c’è una crisi gravissima che travolge ogni possibile orgoglio. E poi c’è al governo la Lega che contesta l’Unità d’Italia in sé, una cosa senza precedenti”. Necessaria ”una nuova costellazione valoriale”. L’Unità, 7 gennaio 2011
In allegato: il documento, approvato durante il Direttivo Nazionale del 20 e 21 dicembre, con cui la CGIL, si impegna per le celebrazioni del 150° anniversario dell’unità d’Italia
07/01/2011 da www.cgil.it Il dibattito odierno sul Risorgimento è surreale e strumentale. Si nega il valore storico dell’unità italiana, mirando alla frantumazione territoriale e corporativa. Oppure c’è indifferenza, nell’assenza di una religione civile all’altezza di un paese moderno ». Parla dell’oggi Giovanni De Luna, 67 anni, salernitano, storico contemporaneo a Torino, e studioso di Lega, antifascismo e Novecento di massa (Il corpo del nemico ucciso, Feltrinelli). La sua tesi suona: l’Ottocento è lontano. E l’ identità italiana va costruita su nuovi paradigmi di cittadinanza. Non più su quello classico dello «stato-popolo-nazione». Vediamo in che senso.

Professor De Luna, tra apatia istituzionale, boicottaggio della Lega e disinteresse, l’anniversario dell’Unità d’Italia non pare coinvolgere gli italiani. Come mai?

«Intanto c’è grande differenza con i precedenti anniversari. Nel 1911 ci si specchiava nello sviluppo industriale dell’era giolittiana, e nell’orgoglio dinastico dell’Italia sabauda assurta a potenza. Nel 1961 c’era il boom economico di un paese ricostruito dopo la guerra, e la fierezza di Torino divenuta metropoli. Due celebrazioni che alimentavano ottimismo e anche dibattiti storiografici molto accesi, sui limiti del Risorgimento dall’alto, etc. Stavolta, 150 anni dopo, c’è una crisi gravissima che travolge ogni possibile orgoglio. E poi c’è al governo la Lega che contesta l’Unità d’Italia in sé, una cosa senza precedenti ». Non esiste più uno straccio di borghesia nazionale con ambizioni europee e che tenga al «valore Italia»? «C’è stata una deriva mercantile totale del sentimento nazionale, visto al più come mero passaporto per il benessere, così come fu per i tedeschi dell’est dopo il crollo del Muro. Come se l’essere italiani fosse un logo, una tessera “spesa amica”, per accedere ai consumi. Il mercato ha strutturato e saturato ogni emozione, e se l’Italia non è una cosa che si mangia…».

Non è che nel Risorgimento non vi fosse il mercatismo, accusato anzi di travolgere il meridione…

«Certo, ma il dibattito sul Risorgimento riguarda solo uno spicchio della nostra storia. Ci sono stati il fascismo, le guerre, la prima repubblica e poi la cosiddetta seconda. Nessuno si interroga sullo straripante Novecento e ci si accapiglia sull’Unità d’Italia solo per demonizzarla, come fomite di tutti i mali successivi. Hanno inciso sul paese molto più il fascismo, peculiarità italiana, e la violenza di massa di due guerre mondiali».

Davvero il Risorgimento, censitario e classista, non anticipò nessuno dei mali a seguire?

«Sì, ma è come confrontare capre e cavoli. L’Ottocento non dice più nulla all’oggi. Salvo, ovviamente, prendere atto delle tante anime risorgimentali: neoguelfa, mazziniana, sabauda, repubblicana, monarchica. Come per la Resistenza: radicale, azionista, moderata, comunista. Discussione sacrosanta, che non revoca in dubbio il valore positivo dell’Unità d’Italia, che tutte quelle anime perseguivano e che tale resta ».

Cosa ci abbiamo guadagnato e ci guadagniamo con quel valore?

«Senza il Risorgimento saremmo restati un’espressione geografica, una congerie di staterelli tagliata fuori dalla competizione internazionale: politica, militare ed economica. Ci voleva uno stato per l’accumulazione industriale. Oggi il problema è un altro. È la religione civile che manca. E per colpa di una classe dirigente che negli ultimi venti anni non ha costruito nessuna etica civile».

Ha vinto la religione incivile del populismo privatistico?

«Appunto: tutti figli del benessere, la ricchezza come unico riferimento. Nutrito di rancore e aggressività. Competizione e maledizioni. Eccolo il fallimento. Con una eccezione: il Quirinale. Unico luogo coesivo di religione civile, con limiti e affanni. E senza partecipazione vera. In più, conun sistema politico privo di interesse al riguardo. Dall’aziendalismo di Berlusconi, all’etnicismo leghista, alla fragilità di una sinistra che ha smesso di avere un’idea di nazione, dopo aver buttato a mare il suo passato ingombrante».

Più che un vuoto, c’è stata una catastrofe identitaria?

«Crollato il patto della memoria, stabilito tramite l’antifascismo nel dopoguerra, non è rimasto nulla. La politica non è stata capace di recintare alcuno spazio pubblico della memoria. Con l’eccezione della Presidenza della Repubblica, da Ciampi a Napolitano. Troppo poco».

Non c’è confronto con altri paesi. Ad esempio con gli Usa, che celebrano convinti il loro stato nazione…

«Negli Usa il valore della religione civile americana è persino sacrale, basta ascoltare il linguaggio di Obama».

Restando all’identità, lo storico Alberto Maria Banti ha contestato come criptorazzista la retorica risorgimentale. Basta dunque col popolo-nazione?

«Ripeto, l’Ottocento è lontanissimo e una certa eredità nazionale identitaria non è più spendibile. Lo stato-nazione è imploso, incapace di fare religione civile, e non solo in Italia. Anche Francia e Spagna non riescono più a governare unitariamente la memoria, tra querelle sul colonialismo e patti di pacificazione sul Franchismo che saltano. Occorre trovare altri valori per ricostruire un Pantheon repubblicano».

Da dove ricominciare, visto che Ciampi e Napolitano non bastano?

«Non credo alla memoria condivisa, ma a una tavola di valori repubblicani universali. Purtroppo l’unico valore proposto al momento è la memoria delle vittime: della mafia, della Shoah, foibe, terrorismo, catastrofi naturali. Ma le vittime non pacificano. Gridano rancore, vendetta, sovrastandosi con la voce a vicenda. Qui il fallimento della nostra classe dirigente: l’incapacità di costruire un’alternativa».

Allora, se le cose stanno così, hanno ragione quelli che vogliono rottamare un’identità nazionale ormai inutile e invisibile?

«Inutile nella sua dimensione ottocentesca, non in quella post-novecentesca. Che deve confrontarsi con l’integrazione dei cittadini non italiani. Problema ignoto allo stato-nazione risorgimentale. Goffredo Mameli può rappresentare un valore per i cittadini extracomunitari? Semmai vanno recuperate le virtù positive di Mameli. L’eroe dolce e tollerante descritto da Garibaldi, non il guerriero nazionale».

Anche gli Usa includono nel nocciolo ideologico «wasp» il pluralismo etnico, non le pare?

«Loro hanno il giorno del Ringraziamento e la festa di San Patrizio per gli irlandesi…».

La Lega nella Provincia di Padova cancella 25 aprile e Primo Maggio, e include la Festa di San Marco.

«Cancellano le date più inclusive e fanno capire bene chi vogliono includere: la loro gente».

In conclusione, si può vivere senza un’idea d’Italia pur nell’eclisse dello stato-nazione?

«No, ma ci vuole una nuova costellazione valoriale. Lontana dalla retorica nazionale ottocentesca e dalla temperie vittimaria delle catastrofi di massa novecentesche, che hanno inciso sulla nostra identità ben più degli anni risorgimentali. E in tal senso, penso alla virtù civile della “mitezza”, come la evocava l’ultimo Bobbio. Significa essere contro prepotenza e arroganza e per l’inclusione fraterna. Esempi? Tanti: Colorni, Willy Jervis, Pietro Chiodi, laici o valdesi, gente perseguitata ma non vittimista. Patrioti repubblicani e italiani davvero diversi».


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