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Crisi: Camusso, troppa inerzia. Le vertenze vanno risolte
di Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 29, 2012
Crisi: Camusso, troppa inerzia. Le vertenze vanno risolte
La leader della CGIL in un colloquio con il quotidiano ‘l’Unità’ in occasione della festa della CGIL di Forlì è tornata a ribadire l’urgenza di un “cambio di rotta” per evitare un autunno ancora più caldo. “Bisogna ripartire dal lavoro. Per farlo servono risorse pubbliche e private determinate da politiche economiche che partano da una patrimoniale e da un intervento pubblico in economia
29/08/2012 da www.cgil.it
er evitare un autunno ancora più caldo il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, torna a chiedere al Governo “un cambio di rotta e risposte in tempi brevissimi”. La leader della CGIL nel corso della serata conclusiva della festa della CGIL Forlì in un colloquio con il giornalista de ‘l’Unità’ Massimo Franchi, ribadisce nuovamente l’urgenza di risolvere le troppe vertenze ancora aperte al Ministero dello Sviluppo economico e accusa il Governo di “troppa inerzia”.
“La Sardegna – ha sottolineato Camusso – è piena di vertenze aperte da un tempo infinito, bisogna cominciare subito a costruire delle soluzioni, altrimenti l’esasperazione inevitabilmente si allargherà, perché in una zona come il Sulcis chiudere un’azienda per i lavoratori significa non avere più prospettive”.
Il Segretario Generale della CGIL invoca, quindi, un “cambio di rotta”, ma avverte: “se la risposta, invece della patrimoniale, è la social card significa che il governo ha un’idea di modello economico e sociale diverso dal nostro, e non solo che non ci sono risorse”, quel modello che, secondo la dirigente sindacale “ci ha portato nella crisi e che non ci sta facendo uscire: fatti di tagli al welfare e agli investimenti”. Per contrastarlo Camusso indica alcune ricette: “bisogna ripartire dal lavoro, da un’idea di dignità delle persone attraverso la creazione di posti di lavoro. Per farlo servono risorse pubbliche e private determinate da politiche economiche che partano da una patrimoniale e da un intervento pubblico in economia. Questo è il nostro Piano del lavoro, che parte – conclude – da un’idea di Paese che riconosce diritti e libertà alle persone proprio per ridare dignità al lavoro stesso”.
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