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Lo SPI CGIL Siena interviene su servizi sanitari e liste d’attesa
di Ufficio Stampa CGIL Siena | Agosto 31, 2009
Osservando il dibattito riportato dalla stampa locale sui sevizi sanitari e sulle lista di attesa per alcune specialità, viene in mente qualche riflessione e anche qualche domanda.
Obiettivamente va dato atto al Servizio sanitario in provincia di Siena di aver raggiunto un buon livello qualitativo e quantitativo a dispetto anche della diminuzione delle risorse spesso operata dai governi nazionali. Pur partendo da questa premessa rimangono ancora limiti e difficoltà che non si riesce a superare, come il tema delle liste di attesa per alcune specialità. Terreno questo molto sensibile per le persone che hanno necessità di conoscere le loro condizioni di salute perché poi il medico possa eventualmente definire una diagnosi ed un’eventuale cura. Va da sè che esiste anche un aspetto di eguaglianza da sottolineare che riguarda quei soggetti più deboli economicamente, come pensionati, disoccupati, famiglie con basso reddito, che non si possono certo permettere prestazioni fuori dal Servizio sanitario pubblico.
Da una visita al sito web dell’Azienda ospedaliera si può notare come al 3 di luglio (data ultima di aggiornamento) vi siano circa 20 esami che vanno oltre i 60 giorni di attesa. Nel sito web della Asl 7 di Siena non è presente invece nessuna lista, ma ci risulta che nelle zone qualche problema vi sia. Vale allora la pena chiedersi perché ancora oggi vi siano ancora così lunghe liste di attesa nell’Azienda Ospedaliera.
Credo che la domanda non sia retorica e che meriti una risposta dai vari soggetti che ne sono responsabili. In primo luogo il Direttore dell’Azienda ospedaliera. Magari sarebbe interessante sapere come si sono sviluppate le liste di attesa nel tempo (più esami locali, più esami fuori provincia) e cosa è stato fatto per andare ad una progressiva riduzione. Magari sarebbe utile conoscere quanti appuntamenti vengono soddisfatti nell’arco della giornata e con quanto personale. Magari sarebbe utile sapere quanto è il grado di utilizzo dei macchinari utili alle indagini. Come un certo interesse lo riveste il rapporto quantità e tempo tra attività di istituto e di intra-moenia (ovvero: cosa si è fatto per ridurre le prestazioni a pagamento ed aumentare quelle pubbliche?). E poi le prestazioni che sono segnalate dal medico curante come urgenti: quante sono e come sono gestite? A questo magari si aggiunge l’utilizzo delle agende per le prenotazioni: ad oggi quante sono le prestazioni ancora non sotto Cup? Perché ancora oggi permangono prestazioni che si prenotano in reparto? Ed ancora, se le prestazioni intra-moenia sono tariffate diversamente rispetto a quelle delle Asl limitrofe o a strutture private ciò a cosa è dovuto?
La recente affermazione dell’Assessore regionale Rossi circa la disponibilità a dare contributi per l’assunzione di personale lascia qualche ulteriore domanda. Siamo sicuri che solo con l’assunzione di altro personale si risolvono tutti i problemi? Se cosi fosse perché fino ad adesso non si è provveduto? Ma manca personale medico, oppure non medico, o entrambi? Ma siamo veramente sicuri che non vi sia anche un problema di come l’organizzazione del lavoro è strutturata e di quanti ambulatori ancora ci sono?
Anche dai livelli istituzionali ci si attenderebbe qualche risposta in più. La programmazione derivante dalle leggi regionali prevede che si debba realizzare attraverso un complesso meccanismo di azioni mirate concertate tra Aziende sanitarie e Comuni il governo della domanda dei servizi socio sanitari sul territorio. Il tema delle liste di attesa come è stato affrontato? Quali azioni erano state previste visto che non è un problema che nasce oggi? Ed ancora, le Istituzioni locali hanno vigilato su tale fenomeno? Quale coerenza c’è con quanto scritto nei Piani attuativi sanitari provinciali e nei Piani integrati di salute che sono stati approvati? Perché il livello del confronto con gli attori sociali a partire dal Sindacato è stato ridotto, mentre può rappresentare per le Istituzioni un importante momento di conoscenza, confronto e magari condivisione degli obiettivi di salute? E poi, se i soldi in più che sono stati distribuiti negli anni scorsi alle Aziende sanitarie senesi (circa 60 milioni di euro?) sono stati oggetto di controllo e di verifica da parte delle Istituzioni, è lecito sapere se tutti i risultati di miglioramento dei servizi che erano attesi sono stati soddisfatti ad iniziare dalle liste di attesa?
Aggiungo, con molta umiltà, che se ci fosse qualche risposta a queste domande forse si potrebbe fare qualche passo in più sulla strada dell’ulteriore riduzione delle liste di attesa e per tale via migliorare ancora la qualità del servizio sanitario nella nostra provincia e così la vita delle persone.
Franco Baroni, Segretario Generale Spi-Cgil Siena
Siena, 31 agosto 2009
Argomenti: pensionati, sanità, SPI |