Un paese di conservatori, dove è impossibile proporre quello che tutti gli altri fanno, dove per rialzare le sorti del Sud si pensa ad uno strumento che rischia di diventare l´ennesimo «carrozzone», dove non si riesce nemmeno a copiare dagli altri stati un modello di scudo fiscale accettabile. Guglielmo Epifani, leader della CGIL – il sindacato che il governo taccia di conservatorismo – ribalta le accuse e lancia una sua proposta per risollevare le entrate dello Stato: «Bisogna tassare le transazioni finanziarie e le rendite», dice, «e il governo, invece di galleggiare deve rilanciare la politica industriale».
Epifani il governo, con lo scudo fiscale, ha privilegiato la politica sulle entrate. Lo trova sbagliato?
«Trovo sbagliato il modo in cui lo ha fatto: lo scudo fiscale, come dice anche Bankitalia incentiverà l´evasione e non permetterà controlli sulla legalità dei capitali entrati. Due fatti inaccettabili per chi le tasse le paga, tanto più che da un nostro studio risulta che – se la pressione fiscale fosse rimasta invariata dall´80 ad oggi – i lavoratori avrebbero guadagnato 250 euro in più al mese».
Anche altri paesi hanno varato lo scudo, e il governo assicura che da lì arriveranno le entrate per una politica a vantaggio delle famiglie. C´era un altro sistema per recuperare fondi?
«Si poteva rendere meno negativo il rientro copiando, appunto, il modello degli altri: niente anonimato e tassazione più alta. Ma soprattutto bisognava fare quanto Francia, Usa, Spagna hanno già avviato: spostare il prelievo dal lavoro ai grandi patrimoni e alle rendite, tassare le transazione finanziarie. Ma qui solo a nominare queste parole si fa scoppiare l´accusa di persecuzione. Ciò è segno di arretratezza, simbolo di un paese spaccato che ha paura del nuovo. Anche dello straniero: per questo CGIL è fra i promotori della manifestazione di domani per la difesa dei diritti degli immigrati».
Bankitalia parla di fragile ripresa. Non ci crede?
«Guardo i dati del Bollettino sull´occupazione e vedo che coincidono con i nostri. Temo che, basandosi sulla raffica di ristrutturazioni e chiusure che si preannuncia, il 2010 sia peggiore del 2009».
Visto che la crisi al Sud diventa emergenza, cosa ne pensa dell´idea di creare una Banca del Mezzogiorno?
«Una proposta del genere, non accompagnata da una politica industriale resta solo un annuncio mirabolante. Senza parlare del rischio che , come in passato, nasca un carrozzone»
A cosa si riferisce quando parla di politica industriale?
«Al fatto che bisogna aiutare imprese e famiglie. Con incentivi agli investimenti e migliori ammortizzatori: va allungata, per esempio, la durata dell´indennità di disoccupazione, visto che vale per otto mesi, ma la crisi durerà almeno due anni. Bisogna parlare di proroghe alla rottamazione delle auto solo dopo aver precisato che la FIAT dovrà mantenere in attività tutti i suoi stabilimenti, a partire da quelli al Sud».
Lei parla di paese spaccato, ma la FIOM per prima non ha firmato un contratto che qualche soldo pur lo distribuisce.
«Per il 2010 parliamo di aumenti medi di 13 euro netti al mese, poca cosa rispetto ai problemi dei lavoratori. La FIOM aveva proposto una moratoria sulla parte normativa per affrontare le questioni legate alla crisi. Escludere il sindacato che in quel settore rappresenta oltre il 50% dei lavoratori è un errore gravissimo, un segnale di totale miopia che peraltro fa saltare ogni regola di democrazia. La crisi richiede di affrontare insieme i problemi e una strada si poteva trovare, come dimostra l´intesa raggiunta sugli alimentaristi. E per questo che CGIL sosterrà le scelte della FIOM».