« Assemblea lavoratori Bayer | Home | Il 5 ottobre Attivo dei delegati CGIL Siena con Guglielmo Epifani »
UN BUON ACCORDO, ORA LA PAROLA AI LAVORATORI
di Ufficio Stampa CGIL Siena | Settembre 18, 2007
Intervento di Claudio Vigni, Segretario Generale CGIL Siena
Il 23 luglio scorso abbiamo sottoscritto un importante accordo su previdenza, lavoro e competitività. Un accordo che sarà ricordato per molto tempo anche se non di natura “epocale”. Frutto altresì della ritrovata unità tra CGIL CISL e UIL che dopo diversi anni di divisione si sono presentate al confronto con le controparti con una piattaforma comune.
Se dopo la consultazione riceverà il consenso dei lavoratori, dei pensionati e dei precari (a mio parere anche i giovani e i disoccupati dovrebbero contribuire con il loro giudizio), sarà il primo accordo, dopo alcuni decenni, a non essere frutto di una contrattazione di scambio, ma solo il risultato di scelte concrete in favore dei più deboli – giovani, anziani e precari – oltre all’eliminazione dell’inaccettabile “scalone” della riforma pensionistica Maroni.
Come sempre, in momenti importanti come questi, si è aperta una discussione sul risultato raggiunto, che in CGIL ha portato alla decisione di sottoscrivere l’accordo.
Se è pur vero che con una maggiore disponibilità e coerenza del Governo potevano essere risolti alcuni capitoli che non ci hanno convinto (staff leasing, contratti a termine e rigidità di accesso alla pensione), va sottolineato che per la prima volta saranno destinati 35 miliardi di euro in dieci anni in favore dei più deboli:
• copertura figurativa piena per le carriere discontinue;
• ‘totalizzazione’ di tutti i contributi;
• riscatto della laurea;
• pensione più alta per i parasubordinati;
• trattamenti di disoccupazione più adeguati;
• aumento delle pensioni più basse.
Sono misure rilevanti che stavamo richiedendo da anni e sarebbe profondamente sbagliato non valorizzare un risultato così importante per tante persone.
Siamo al contempo consapevoli che non sono sufficienti a debellare le tante condizioni di disagio e di povertà che sono ancora presenti nel Paese e che rimarranno anche dopo questo accordo.
È per questo che dobbiamo considerare questa intesa un passo in avanti positivo, raccoglierne i frutti e proseguire senza indugi la nostra iniziativa sindacale e di lotta. Per migliorare ancora la condizione di tanti giovani e non lasciarli stretti nella morsa dell’incertezza e della precarietà. Per salari più adeguati al costo della vita anche grazie ad una rapida e positiva conclusione dei contratti nazionali di lavoro. Per pensioni più dignitose a partire da quelle più basse. Per uno stato sociale più inclusivo. Per uno sviluppo economico del Paese che garantisca un lavoro qualificato ed un futuro alle giovani generazioni nel rispetto dell’ambiente.
Questi pochi obiettivi già danno il senso del lavoro immane che ancora ci aspetta per cambiare in profondità questo Paese e ridurre le forti disparità sociali e le gravi situazioni di povertà e di disagio.
È per questo che sarebbe profondamente sbagliato attardarci in dibattiti sterili che rischiano di frenare la nostra azione futura.
Credo che proprio la sterilità della discussione tra i “massimalismi” presenti nello schieramento di centro-sinistra abbia impedito, anche a causa di un governo sostenuto da una maggioranza debole, di ottenere un profilo ancora più riformista dell’accordo.
Per l’Italia e per il mondo del lavoro sarebbe drammatico se questa contrapposizione ideologica tra opposti estremismi che spesso impedisce ogni scelta razionale e utile continuasse.
C’è bisogno invece di lavorare ancora per superare le forti disparità sociali e ammodernare il Paese. E tutto questo passa anche dal reperimento di risorse che possono essere ricercate nella riduzione della burocrazia e nella lotta all’evasione. Una strada già iniziata che va portata a termine.
Quei giovani, quei lavoratori e quei pensionati che hanno visto in questo governo un’opportunità di riscatto dalla loro precaria condizione sarebbero i più delusi da una persistente litigiosità che rischia di riconsegnare il Paese alle destre. Un pericolo che va assolutamente evitato.
In tal senso un segnale forte e significativo sarebbe proprio una grande partecipazione al dibattito sull’accordo sottoscritto con un giudizio di merito ed un grande consenso.
Argomenti: accordo 23 luglio, CGIL, mercato del lavoro, pensionati, pensioni, precari, previdenza, protocolli, referendum, welfare |